Cicerone, De re publica, III, 33 (oppure fr. 6)
Est quidem uera lex recta ratio, naturae congruens, diffusa in omnis, constans, sempiterna,
Ebbene la vera legge è la retta ragione, in accordo con la natura, diffusa tra tutti, costante, eterna,
quae uocet ad officium iubendo, uetando a fraude deterreat, quae tamen neque probos frustra iubet aut uetat, nec improbos iubendo aut uetando mouet.
tale da chiamare al dovere ordinando, da distogliere dall’ inganno vietando, la quale tuttavia né ordina o vieta invano agli onesti, né ordinando o vietando influenza i disonesti.
Huic legi nec obrogari fas est, neque derogari aliquid ex hac licet, neque tota abrogari potest, nec uero aut per senatum aut per populum solui hac lege possumus,
È un delitto per questa legge essere sostituita da un’altra, né è consentito cambiare qualche punto, né può essere abrogata del tutto, né possiamo essere svincolati da questa legge o attraverso il senato o attraverso il popolo,
neque est quaerendus explanator aut interpres Sextus Aelius, nec erit alia lex Romae, alia Athenis, alia nunc, alia posthac,
né bisogna cercare un Sesto Elio come commentatore o interprete, né ci sarà una legge a Roma, un’altra ad Atene, una ora, un’altra in seguito,
sed et omnes gentes et omni tempore una lex et sempiterna et inmutabilis continebit, unusque erit communis quasi magister et imperator omnium deus:
ma sia tutti i popoli sia in ogni tempo una sola legge eterna e immutabile terrà a freno, e uno solo sarà per così dire il signore e la guida comune di tutte le cose, il dio:
ille legis huius inuentor, disceptator, lator; cui qui non parebit, ipse se fugiet, ac naturam hominis aspernatus hoc ipso luet maximas poenas, etiamsi cetera supplicia quae putantur effugerit.
egli di questa legge è l’inventore, l’arbitro, il latore; e chi non gli obbedirà, fuggirà da se stesso, e disprezzando la natura dell’uomo proprio per questo sconterà la pena massima, anche se avrà evitato quelli che sono considerati gli altri supplizi.
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