martedì 24 settembre 2024

Seneca, Epistulae, 45

I libri dei giornalisti strombazzati in tv... e altro


3. Ceterum quod libros meos tibi mitti desideras, non magis ideo me disertum puto quam formonsum putarem si imaginem meam peteres. Indulgentiae scio istud esse, non iudici; et si modo iudici est, indulgentia tibi imposuit.

 «3. Del resto siccome desideri che ti siano mandati i miei libri, non per questo mi considero più eloquente di quanto mi considererei bello se chiedessi un mio ritratto. So che questo è dovuto a condiscendenza, non a un giudizio; e se anche è dovuto a un giudizio, te lo ha imposto la condiscendenza».

 4. Sed qualescumque sunt, tu illos sic lege tamquam verum quaeram adhuc, non sciam, et contumaciter quaeram. Non enim me cuiquam emancipavi, nullius nomen fero; multum magnorum virorum iudicio credo, aliquid et meo vindico.

 «4. Ma quali che siano, tu leggili così, come se ancora cercassi la verità, non la conoscessi, e la cercassi con ostinazione. Infatti non ho perso il possesso di me stesso per nessuno, non porto il nome di nessuno; presto molta fede al giudizio dei grandi uomini, reclamo un po’ di spazio anche per il mio».

 6. Quid mihi vocum similitudines distinguis, quibus nemo umquam nisi dum disputat captus est? Res fallunt: illas discerne. Pro bonis mala amplectimur; optamus contra id quod optavimus; pugnant vota nostra cum votis, consilia cum consilis.

 «6. Perché distinguere le somiglianze di parole, dalle quali nessuno viene fuorviato mai se non mentre disputa? I fatti ingannano, quelli devi distinguere. Noi abbracciamo il male al posto del bene1; desideriamo il contrario di quello che abbiamo desiderato prima; combattono tra di loro nostri auspici, le nostre decisioni».

 8. de istis captionibus dico – quo enim nomine potius sophismata appellem? –: nec ignoranti nocent nec scientem iuvant.

 «8. di questi cavilli dico – con quale nome dovrei chiamare piuttosto i sofismi? –: né nuocciono a chi li ignora né giovano a chi li conosce».

 1 È la negazione dell’essenza del «socratismo», come per esempio si può rintracciare nel Protagora: καὶ γὰρ ὑμεῖς ὡμολογήκατε ἐπιστήμης ἐνδείᾳ ἐξαμαρτάνειν περὶ τὴν τῶν ἡδονῶν αἵρεσιν καὶ λυπῶν τοὺς ἐξαμαρτάνονταςταῦτα δέ ἐστιν ἀγαθά τε καὶ κακά, «anche voi infatti siete d'accordo che per mancanza di scienza sbagliano coloro che sbagliano riguardo alla scelta dei piaceri e dei dolori questi sono i beni e i mali » (357d); ἐπί γε τὰ κακὰ οὐδεὶς ἑκὼν ἔρχεται οὐδὲ ἐπὶ ἃ οἴεται κακὰ εἶναι, «nessuno va volontariamente verso i mali, nemmeno verso quelli che crede siano mali» (358d). Secondo Nietzsche esiste anche un «socratismo estetico», che sarebbe il correlativo artistico di quello filosofico e di cui sarebbe reo Euripide, influenzato da Socrate.

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