lunedì 16 settembre 2024

Platone, «MITO DELLA CAVERNA» – 7° parte – traduzione e piccolo commento sull’«idea del bene»

 517-a-c

La Virtù e la Legge, allegoria del Bene ad opera di Raffaello,
che accompagna le rappresentazioni iconografiche del Vero e del Bello nella Stanza della Segnatura ai Musei Vaticani

 ταύτην τοίνυν, ἦν δ᾽ ἐγώ, τὴν εἰκόνα, ὦ φίλε Γλαύκων, [b] προσαπτέον ἅπασαν τοῖς ἔμπροσθεν λεγομένοις, τὴν μὲν δι᾽ ὄψεως φαινομένην ἕδραν τῇ τοῦ δεσμωτηρίου οἰκήσει ἀφομοιοῦντα, τὸ δὲ τοῦ πυρὸς ἐν αὐτῇ φῶς τῇ τοῦ ἡλίου δυνάμει: «Dunque caro Glaucone,» dissi io, «bisogna applicare tutta questa immagine alle cose dette prima, assimilando la sede che appare attraverso la vista alla dimora dei prigionieri, la del fuoco in essa alla potenza del sole»:

 τὴν δὲ ἄνω ἀνάβασιν καὶ θέαν τῶν ἄνω τὴν εἰς τὸν νοητὸν τόπον τῆς ψυχῆς ἄνοδον τιθεὶς οὐχ ἁμαρτήσῃ τῆς γ᾽ ἐμῆς ἐλπίδος, ἐπειδὴ ταύτης ἐπιθυμεῖς ἀκούειν. θεὸς δέ που οἶδεν εἰ ἀληθὴς οὖσα τυγχάνει. «ponendo poi la salita sopra e la visione delle cose di sopra come l’ascesa dell’anima nella regione intellegibile non ti sbaglierai sulla mia previsione, dato che desideri ascoltarla. Dio sa forse se si trovi ad essere vera».

 τὰ δ᾽ οὖν ἐμοὶ φαινόμενα οὕτω φαίνεται, ἐν τῷ γνωστῷ τελευταία ἡ τοῦ [c] ἀγαθοῦ ἰδέα καὶ μόγις ὁρᾶσθαι, ὀφθεῖσα δὲ συλλογιστέα εἶναι ὡς ἄρα πᾶσι πάντων αὕτη ὀρθῶν τε καὶ καλῶν αἰτία, «Ciò che mi appare dunque così mi appare: nell’ambito del conoscibile si trova all’estremità l’idea del bene1 ed è a stento visibile, ma una volta vista bisogna dedurre che veramente è per tutto quanto questa la causa di tutte le cose giuste e belle»,

 ἔν τε ὁρατῷ φῶς καὶ τὸν τούτου κύριον τεκοῦσα, ἔν τε νοητῷ αὐτὴ κυρία ἀλήθειαν καὶ νοῦν παρασχομένη, καὶ ὅτι δεῖ ταύτην ἰδεῖν τὸν μέλλοντα ἐμφρόνως πράξειν ἢ ἰδίᾳ ἢ δημοσίᾳ. «avendo generato nel visibile la luce e il suo signore, e nell’intellegibile essendo essa stessa signora in quando offre verità e pensiero, e poi che bisogna che abbia visto questa colui che abbia intenzione di agire con senno vuoi privatamente vuoi pubblicamente».

 1 Cfr. Repubblica 505a: ἡ τοῦ ἀγαθοῦ ἰδέα μέγιστον μάθημα […] εἰ δὲ μὴ ἴσμεν, ἄνευ δὲ ταύτης εἰ ὅτι μάλιστα τἆλλα ἐπισταίμεθα, οἶσθ’ ὅτι οὐδὲν ἡμῖν ὄφελος, «l’idea del bene è il massimo apprendimento […] se non la conosciamo, senza questa, se sappiamo al meglio le altre cose, capisci che niente è per noi un vantaggio». Successivamente poi (VI, 508b-c) Socrate istituisce l’analogia tra Sole e Bene ripresa qui nel libro VII: Τοῦτον τοίνυν, ἦν δ' ἐγώ, φάναι με λέγειν τὸν τοῦ ἀγαθοῦ ἔκγονον, ὃν τἀγαθὸν ἐγέννησεν ἀνάλογον ἑαυτῷ, ὅτιπερ αὐτὸ [c] ἐν τῷ νοητῷ τόπῳ πρός τε νοῦν καὶ τὰ νοούμενα, τοῦτο τοῦτον ἐν τῷ ὁρατῷ πρός τε ὄψιν καὶ τὰ ὁρώμενα. «Dunque dì pure che, diss’io, che io affermo che questo è figlio del bene, che il bene generò analogo a se stesso, che quello che il bene nella sfera intellegibile in relazione all’intelletto e ai suoi oggetti, così è il sole nella sfera visibile in relazione alla vista ai suoi oggetti».

Continua...

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