Ὅταν οὖν λέγωμεν ἡδονὴν τέλος ὑπάρχειν, οὐ τὰς τῶν ἀσώτων ἡδονὰς καὶ τὰς ἐν ἀπολαύσει κειμένας λέγομεν, ὥς τινες ἀγνοοῦντες καὶ οὐχ ὁμολογοῦντες ἢ κακῶς ἐκδεχόμενοι νομίζουσιν, ἀλλὰ τὸ μήτε ἀλγεῖν κατὰ σῶμα μήτε ταράττεσθαι κατὰ ψυχήν. «Quando dunque diciamo che il piacere è un fine, non diciamo i piaceri dei debosciati e quelli che si trovano nel godimento, come alcuni credono ignorando e non essendo d'accordo o capendo male, ma il non soffrire secondo il corpo e il non essere turbati secondo l'anima»;
[132] οὐ γὰρ πότοι καὶ κῶμοι συνείροντες οὐδ' ἀπολαύσεις παίδων καὶ γυναικῶν οὐδ' ἰχθύων καὶ τῶν ἄλλων ὅσα φέρει πολυτελὴς τράπεζα, τὸν ἡδὺν γεννᾷ βίον, ἀλλὰ νήφων λογισμὸς καὶ τὰς αἰτίας ἐξερευνῶν πάσης αἱρέσεως καὶ φυγῆς καὶ τὰς δόξας ἐξελαύνων, ἐξ ὧν πλεῖστος τὰς ψυχὰς καταλαμβάνει θόρυβος. «132. infatti non bevute e feste continue né il godimento di fanciulli e donne né di pesci e altre cose quante reca una ricca mensa, generano la dolce vita, ma un ragionamento sobrio e che indaghi le cause di ogni scelta e rifiuto e che respinga le opinioni, in seguito alle quali moltissimo turbamento prende le le anime».
Τούτων δὲ πάντων ἀρχὴ καὶ τὸ μέγιστον ἀγαθὸν φρόνησις. διὸ καὶ φιλοσοφίας τιμιώτερον ὑπάρχει φρόνησις, ἐξ ἧς αἱ λοιπαὶ πᾶσαι πεφύκασιν ἀρεταί, διδάσκουσα ὡς οὐκ ἔστιν ἡδέως ζῆν ἄνευ τοῦ φρονίμως καὶ καλῶς καὶ δικαίως, ‹οὐδὲ φρονίμως καὶ καλῶς καὶ δικαίως› ἄνευ τοῦ ἡδέως. συμπεφύκασι γὰρ αἱ ἀρεταὶ τῷ ζῆν ἡδέως καὶ τὸ ζῆν ἡδέως τούτων ἐστὶν ἀχώριστον. «Il principio di tutte queste cose e il massimo bene è la saggezza. Perciò è più preziosa anche della filosofia la saggezza, dalla quale nascono tutte le altre virtù e che insegna che non è possibile vivere con piacere senza il vivere con saggezza, con bellezza e con giustizia, né è possibile vivere con saggezza, bellezza e giustizia senza il vivere con piacere. Infatti le virtù sono connaturale al vivere con piacere e il vivere con piacere è inseparabile da queste».
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