2 L – 267 pag. 357

 


Cicerone, De officiis, III

[21] Detrahere igitur alteri aliquid et hominem hominis incommodo suum commodum augere magis est contra naturam quam mors, quam paupertas, 

Dunque che uno sottragga qualcosa ad un altro e che a svantaggio di un uomo un uomo accresca il proprio vantaggio è contro natura più della morte, della povertà,

quam dolor, quam cetera, quae possunt aut corpori accidere aut rebus externis. 

del dolore, delle altre cose che possono capitare al corpo o alle cose esterne.

Nam principio tollit convictum humanum et societatem.

Infatti  prima di tutto elimina la concivenza umana e la società.

Si enim sic erimus adfecti, ut propter suum quisque emolumentum spoliet aut violet alterum, disrumpi necesse est eam, quae maxime est secundum naturam, humani generis societatem.

Se infatti saremo disposti nell’animo così che per il proprio interesse ciascuno spoglierà o violenterà l’altro, necessariamente si sfascia quella società del genere umano che è massimamente secondo natura.

[22] Ut, si unum quodque membrum sensum hunc haberet, ut posse putaret se valere, si proximi membri valitudinem ad se traduxisset, debilitari et interire totum corpus necesse esset,

Come dunque, se ciascuna delle membra avesse questa sensazione, da pensare di poter essere sano, se trasferisse a sé la salute del membro più vicino, necessariamente si indebolirebbe e perirebbe l’intero corpo,

sic, si unus quisque nostrum ad se rapiat commoda aliorum detrahatque quod cuique possit, emolumenti sui gratia, societas hominum et communitas evertatur necesse est.

così, se ciascuno di noi arraffasse a sé i vantaggi degli altri e sottraesse a ciascuno ciò che può, per il proprio interesse, la società umana e la comunità sarebbe stravolta.

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