Κύκλος – Orbis
Cicerone, Tusculanae, V, 100-101 (XXXV)
Quid quod ne mente quidem recte uti possumus multo cibo et potione completi?
E che dire del fatto che non possiamo avvalerci efficacemente neppure della mente, pieni di molto cibo e bevanda?
Est praeclara epistula Platonis ad Dionis propinquos, in qua scriptum est his fere verbis:
È famosa l’epistola di Platone ai parenti di Dione, nella quale si trova scritto più o meno con queste parole:
'Quo cum venissem, vita illa beata, quae ferebatur, plena Italicarum Syracusiarumque mensarum, nullo modo mihi placuit, bis in die saturum fieri nec umquam pernoctare solum ceteraque, quae comitantur huic vitae, in qua sapiens nemo efficietur umquam, moderatus vero multo minus.
“Quando sono giunto in quel luogo, quella vita beata, di cui si parlava, piena di mense italiche e siracusane, non mi è piaciuta in nessun modo, riempirsi due volte al giorno e non passare mai la notte da solo e le altre cose che si accompagnano a questa vita, in cui nessuno mai si renderà sapiente, moderato poi molto di meno.
[101] Quae enim natura tam mirabiliter temperari potest?' Quo modo igitur iucunda vita potest esse, a qua absit prudentia, absit moderatio?
Quale indole può mantenersi tanto mirabilmente temperante?” In che modo dunque può essere piacevole una vita dalla quale sia lontana la saggezza, sia lontana la moderazione?
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