1 A – 332 pag. 321 (Κύκλος – Orbis)

 

Sallustio, Bellum Iugurthinum, 85

Non possum fidei causa imagines neque triumphos aut consulatus maiorum meorum ostentare, at, si res postulet, hastas, vexillum, phaleras, alia militaria dona, praeterea cicatrices adverso corpore. 

Io non posso esibire per ottenere fiducia ritratti né trionfi o consolati dei miei antenati, ma qualora la situazione lo richiedesse, lance, vessillo, medaglie e altri doni militari, oltre alle cicatrici sulla parte anteriore del corpo.

Hae sunt meae imagines, haec nobilitas, non hereditate relicta, ut illa illis, sed quae ego meis plurimis laboribus et periculis quaesivi.

Questi sono i miei ritratti, questa la mia nobiltà, non lasciata in eredità, come quella a quelli, ma che io mi sono procurata con moltissime difficoltà e pericoli. 

Non sunt composita verba mea: parvi id facio. Ipsa se virtus satis ostendit; illis artificio opus est, ut turpia facta oratione tegant. 

Non sono eleganti le mie parole: lo considero poco importante. La virtù da sola fa abbastanza mostra di sé; per quelli c’è bisogno di un artificio per mascherare con un discorso azioni infami.

Neque litteras Graecas didici: parum placebat eas discere, quippe quae ad virtutem doctoribus nihil profuerant.

Né ho imparato le lettere greche: mi interessava poco impararle, dato che esse non hanno arrecato nessun vantaggio agli addottrinati.

At illa multo optima rei publicae doctus sum: hostem ferire, praesidia agitare, nihil metuere nisi turpem famam, hiemem et aestatem iuxta pati, humi requiescere, eodem tempore inopiam et laborem tolerare.

Però sono dotto in quelle cose di gran lunga le migliori per lo stato: colpire il nemico, montare in continuazione di guardia, non temere niente se non una fama ignobile, sopportare allo steso modo inverno ed estate, dormire per terra, tollerare contemporaneamente mancanza di risorse e fatica.

[…]

Maiores eorum omnia quae licebat illis reliquere: divitias, imagines, memoriam sui praeclaram; virtutem non reliquere, neque poterant: ea sola neque datur dono neque accipitur.

Gli antenati di quelli lasciarono a loro tutto il possibile: ricchezze, ritratti, unoa splendida memoria di sé; la virtù non la la lasciarono, non potevano: essa sola né si dà in dono né si riceve.

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