Cicerone, De oratore, II
[XV] [62] Sed illuc redeo: videtisne, quantum munus sit oratoris historia? Haud scio an flumine orationis et varietate maximum; neque eam reperio usquam separatim instructam rhetorum praeceptis; sita sunt enim ante oculos.
Ma torniamo là: non vedete quanto grande dovere dell’oratore sia la storia? Io non so se ci sia cosa tanto grande per ricchezza e varietà di eloquio; né trovo che essa sia mai stata organizzata in parti con i precetti dei retori; si trovano infatti davanti agli occhi.
Nam quis nescit primam esse historiae legem, ne quid falsi dicere audeat? Deinde ne quid veri non audeat? Ne quae suspicio gratiae sit in scribendo? Ne quae simultatis?
Chi ignora del resto che la prima legge della storia è di non avere l’audacia di dire nulla di falso? Poi di non mancare dell’audacia di non dire nulla che non sia vero? Che non ci sia alcun sospetto di parzialità in ciò che si scrive? Che non ci sia alcun odio?
[63] Haec scilicet fundamenta nota sunt omnibus, ipsa autem exaedificatio posita est in rebus et verbis: rerum ratio ordinem temporum desiderat, regionum descriptionem;
Questi principi basilari, naturalmente, son noti a tutti, mentre la ricostruzione in sé si fonda su fatti e parole: la logica dei fatti richiede ordine dei tempi, descrizione dei luoghi;
vult etiam, quoniam in rebus magnis memoriaque dignis consilia primum, deinde acta, postea eventus exspectentur, et de consiliis significari quid scriptor probet et in rebus gestis declarari non solum quid actum aut dictum sit, sed etiam quo modo,
vuole inoltre, siccome nei fatti grandi e degni di memoria ci si aspettano innanzitutto i progetti, poi le azioni, infine i risultati, che anche sui progetti sia spiegato cosa lo scrittore approvi e nel compimento delle azioni sia chiarito non solo cosa sia stato compiuto o detto, ma anche in che modo,
et cum de eventu dicatur, ut causae explicentur omnes vel casus vel sapientiae vel temeritatis hominumque ipsorum non solum res gestae, sed etiam, qui fama ac nomine excellant, de cuiusque vita atque natura.
e parlando del risultato, che siano spiegate tutte le cause e le casualità e non solo le imprese del senno e della sconsideratezza degli uomini stessi, ma anche la vita e l’indole di ciascuno di coloro che eccellono per fama e reputazione.
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