giovedì 19 giugno 2025

Versione di maturità – 2025

Il brano è tratto dal De amicitia di Cicerone, capitoli 26-28.

Fornisco per ora una traduzione letterale. Va da sé che la mia è una proposta, ma ci possono essere diverse scelte di resa in italiano.

Amor enim, ex quo amicitia nominata est, princeps est ad benevolentiam coniungendam. 

«L’amore infatti, da cui ha preso il nome l’amicizia, è la principale spinta a conciliare l’affetto».

Nam utilitates quidem etiam ab iis percipiuntur saepe qui simulatione amicitiae coluntur et observantur temporis causa.

«Infatti spesso i vantaggi si ottengono certamente anche da coloro che sono venerati con la simulazione dell’amicizia (simulando l’amicizia) e onorati a seconda delle circostanze».

In amicitia autem nihil fictum est, nihil simulatum et, quidquid est, id est verum et voluntarium.

«Nell’amicizia invece nulla è falso, nulla è simulato e, qualunque cosa ci sia, è vera e volontaria».

[27] Quapropter a natura mihi videtur potius quam ab indigentia orta amicitia, applicatione magis animi cum quodam sensu amandi quam cogitatione quantum illa res utilitatis esset habitura.

«Perciò l’amicizia mi sembra che sia nata da una disposizione naturale piuttosto che dal bisogno, per una propensione dell’animo unita a un  certo sentimento d’amore più che per il pensiero di quanto vantaggio avrà quella cosa».

Quod quidem quale sit, etiam in bestiis quibusdam animadverti potest, quae ex se natos ita amant ad quoddam tempus et ab eis ita amantur ut facile earum sensus appareat.

«E certamente come stia tale questione, lo si può constatare anche in certe bestie, che amano a tal punto le creature nate da loro e a tal punto sono da quelle amate, che facilmente risulta visibile il loro sentimento».

Quod in homine multo est evidentius, primum ex ea caritate quae est inter natos et parentes, quae dirimi nisi detestabili scelere non potest;

«E questa cosa nell’essere umano è molto più evidente, innanzitutto per quell’affetto che c’è tra figli e genitori, che non si può distruggere se non con un crimine abominevole;»

deinde cum similis sensus exstitit amoris, si aliquem nacti sumus cuius cum moribus et natura congruamus, quod in eo quasi lumen aliquod probitatis et virtutis perspicere videamur.

«in secondo luogo quando è sorto un simile sentimento d’amore, se ci siamo imbattuti in qualcuno con i cui costumi e indole siamo in sintonia, poiché in lui crediamo di scorgere una qualche luce per così dire di onestà e virtù».

[28] Nihil est enim virtute amabilius, nihil quod magis adliciat ad diligendum, quippe cum propter virtutem et probitatem etiam eos, quos numquam vidimus, quodam modo diligamus.

«Non c’è niente infatti di più amabile della virtù, niente che attragga di più ad amare, proprio perché grazie alla virtù e all’onestà amiamo in qualche modo anche coloro che non abbiamo mai visto».

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