Plinio il Giovane, Epistulae, V, 8
7 Nam si rationem posteritatis habeas, quidquid non est peractum, pro non incohato est. Dices: 'Potes simul et rescribere actiones et componere historiam.' Utinam! sed utrumque tam magnum est, ut abunde sit alterum efficere.
«7. Infatti se tieni in conto la posterità, tutto ciò che non è stato portato a termine, è come se non fosse stato cominciato. Dirai: “Tu puoi nello stesso tempo riscrivere le arringhe e comporre una storia”. Magari! Ma entrambe sono cose tanto grandi che è più che sufficiente realizzare una delle due».
8 Unodevicensimo aetatis anno dicere in foro coepi, et nunc demum quid praestare debeat orator, adhuc tamen per caliginem video.
«8. Cominciai a parlare nel foro a diciannove anni, e ora soltanto mi rendo conto, ancora nebulosamente tuttavia, di cosa un oratore debba dar prova.
9 Quid si huic oneri novum accesserit? Habet quidem oratio et historia multa communia, sed plura diversa in his ipsis, quae communia videntur. Narrat illa narrat haec, sed aliter: huic pleraque humilia et sordida et ex medio petita, illi omnia recondita splendida excelsa conveniunt;
«9. Cosa dire se a questo peso ne aggiungessi uno nuovo? Certamente un’orazione e la storia hanno molti elementi comuni, ma parecchie sono le differenze in questi stessi elementi che sembrano comuni. Narra quella narra questa, ma in modi diversi: a questa sono adatti per lo più argomenti umili e triviali e a disposizione di tutti, a quella profondi illustri sublimi;»
10 hanc saepius ossa musculi nervi, illam tori quidam et quasi iubae decent; haec vel maxime vi amaritudine instantia, illa tractu et suavitate atque etiam dulcedine placet; postremo alia verba alius sonus alia constructio.
«10. a questa si addicono più spesso ossa muscoli nervi, a quella esagerazioni certamente e quasi cimieri; questa piace massimamente per l’energia, il sapore amaro, la veemenza, quella per la capacità di trascinare, la soavità e anche la dolcezza; insomma parole diverse suono diverso struttura diversa».
11 Nam plurimum refert, ut Thucydides ait, κτῆμα sit an ἀγώνισμα; quorum alterum oratio, alterum historia est. His ex causis non adducor ut duo dissimilia et hoc ipso diversa, quo maxima, confundam misceamque, ne tanta quasi colluvione turbatus ibi faciam quod hic debeo; ideoque interim veniam, ut ne a meis verbis recedam, advocandi peto.
«11. Infatti ha la massima importanza, come dice Tucidide, se si tratta di “possesso” o “pezzo di bravura”; tra questi uno è l’orazione, l’altro la storia. Per queste ragioni non mi induco a confondere e mescolare due generi dissimili e tanto più differenti, quanto più sono importanti, affinché, turbato per così dire da un caos tanto grande, non faccia là quello che devo fare qua; e perciò chiedo nel frattempo (per non rinunciare al mio gergo) il permesso di ricorrere in appello».
continua...
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