sabato 28 settembre 2024

Euripide, Troiane – primo episodio, vv. 353-383

 

ΚΑΣΑΝΔΡΑ

μῆτερ, πύκαζε κρᾶτ’ ἐμὸν νικηφόρον, 

καὶ χαῖρε τοῖς ἐμοῖσι βασιλικοῖς γάμοις·

CASSANDRA
Madre, cingi il mio capo vittorioso,
e gioisci delle mie regali nozze;

καὶ πέμπε, κἂν μὴ τἀμά σοι πρόθυμά γ’ ᾖ,                    355

ὤθει βιαίως· εἰ γὰρ ἔστι Λοξίας,

Ἑλένης γαμεῖ με δυσχερέστερον γάμον

ὁ τῶν Ἀχαιῶν κλεινὸς Ἀγαμέμνων ἄναξ.

e accompagnami, e se per te le mie azioni non sono animate
da buona volontà,
spingimi a forza; se infatti il Lossia c’è,
celebrerà in me nozze più spiacevoli di quelle di Elena,
l’inclito sire degli Achei, Agamennone.

κτενῶ γὰρ αὐτόν, κἀντιπορθήσω δόμους

ποινὰς ἀδελφῶν καὶ πατρὸς λαβοῦσ’ ἐμοῦ.                   360

Lo ammazzerò infatti, e a mia volta devasterò la sua casa
prendendo vendette dei fratelli e di mio padre.

ἀλλ’ ἄττ’ ἐάσω· πέλεκυν οὐχ ὑμνήσομεν,

ὃς ἐς τράχηλον τὸν ἐμὸν εἶσι χἁτέρων· 

μητροκτόνους τ’ ἀγῶνας, οὓς οὑμοὶ γάμοι

θήσουσιν, οἴκων τ’ Ἀτρέως ἀνάστασιν.

Ma lascerò stare certi particolari: non inneggeremo alla scure
che giungerà sul collo mio e di altri;
contese matricide, che le mie nozze
determineranno, e la rovina della casa di Atreo.

πόλιν δὲ δείξω τήνδε μακαριωτέραν                            365

ἢ τοὺς Ἀχαιούς, ἔνθεος μέν, ἀλλ’ ὅμως

τοσόνδε γ’ ἔξω στήσομαι βακχευμάτων·

Dimostrerò che questa città è più felice
degli Achei, posseduta dal dio, certo, ma comunque
almeno per il tempo necessario resterò fuori dai deliri;

οἳ διὰ μίαν γυναῖκα καὶ μίαν Κύπριν,

θηρῶντες Ἑλένην, μυρίους ἀπώλεσαν.

ed essi per una sola donna e una sola Cipride,
dando la caccia a Elena uccisero uomini a migliaia.

ὁ δὲ στρατηγὸς ὁ σοφὸς ἐχθίστων ὕπερ                        370

τὰ φίλτατ’ ὤλεσ’, ἡδονὰς τὰς οἴκοθεν

τέκνων ἀδελφῷ δοὺς γυναικὸς οὕνεκα,

καὶ ταῦθ’ ἑκούσης κοὐ βίᾳ λελῃσμένης.

E il generale, il sapiente, per le ragioni più odiose
distrusse gli affetti più cari, dando via per il fratello
le gioie, quelle di casa, dei figli, per una donna,
e questo per una che voleva e non rapita con la violenza1.

ἐπεὶ δ’ ἐπ’ ἀκτὰς ἤλυθον Σκαμανδρίους,

ἔθνῃσκον, οὐ γῆς ὅρι’ ἀποστερούμενοι                            375

οὐδ’ ὑψίπυργον πατρίδ’· οὓς δ’ Ἄρης ἕλοι,

οὐ παῖδας εἶδον, οὐ δάμαρτος ἐν χεροῖν

πέπλοις συνεστάλησαν, ἐν ξένῃ δὲ γῇ

κεῖνται. τὰ δ’ οἴκοι τοῖσδ’ ὅμοι’ ἐγίγνετο·

ma dopo che giunsero alle rive dello Scamandro,
morivano, non perché privati della terra nei confini
né della patria dalle alte torri; ma quelli che Ares prendeva,
non i figli videro, non nelle mani della sposa
furono avvolti in pepli, ma in terra straniera
giacciono. La situazione a casa era simile a questa:

χῆραί τ’ ἔθνῃσκον, οἳ δ’ ἄπαιδες ἐν δόμοις                    380

ἄλλοις τέκν’ ἐκθρέψαντες· οὐδὲ πρὸς τάφοις

ἔσθ’ ὅστις αὐτῶν αἷμα γῇ δωρήσεται.

ἦ τοῦδ’ ἐπαίνου τὸ στράτευμ’ ἐπάξιον. 

vedove morivano le donne, e senza figli gli uomini nelle case
per altri avendo cresciuto i bambini; e non c’è chi
sui loro sepolcri donerà il sangue alla terra.
Davvero un spedizione proprio degna di questo elogio!2


  1 Questo è un attacco illuministico all’idea che le azioni umane siano determinate da fattori esterni, quali gli interventi delle divinità.

  2 Tutto il passo sembra alludere alle possibili conseguenze della spedizione in Sicilia.
  Tra l’altro, a quanto ci riferisce Plutarco (Vita di Nicia, 29, 2-5), alcuni Ateniesi dovettero la propria salvezza alla conoscenza delle tragedie di Euripide: ἐβοήθει δὲ τούτοις ἥ τ' αἰδὼς καὶ τὸ κόσμιον· ἢ γὰρ ἠλευθεροῦντο ταχέως, ἢ τιμώμενοι παρέμενον τοῖς κεκτημένοις. ἔνιοι δὲ καὶ δι' [3] Εὐριπίδην ἐσώθησαν. […] τότε γοῦν φασι τῶν σωθέντων οἴκαδε συχνοὺς ἀσπάζεσθαί τε τὸν Εὐριπίδην φιλοφρόνως, καὶ διηγεῖσθαι τοὺς μὲν ὅτι δουλεύοντες ἀφείθησαν, ἐκδιδάξαντες ὅσα τῶν ἐκείνου ποιημάτων ἐμέμνηντο, τοὺς δ' ὅτι πλανώμενοι μετὰ τὴν μάχην τροφῆς καὶ ὕδατος μετελάμβανον [5] τῶν μελῶν ᾄσαντες. «Li soccorreva il pudore e l’educazione: infatti o furono liberati presto, o rimasero presso i padroni, tenuti in grande onore. Alcuni poi si salvarono anche grazie a Euripide. […] In quella circostanza dinque, dicono che parecchi tra coloro che si salvarono tornando a casa abbracciassero Euripide affettuosamente, e raccontassero alcuni che da schiavi che erano furono lasciati andare, dopo aver insegnato quanto ricordarono dei suoi componimenti, altri che vagando dopo la battaglia otenevano in cambio cibo e acqua dopo aver cantato i suoi versi». Siamo nel 413 a.C.; tutti gli altri sopravvissuti furono rinchiusi nelle Latomie di Siracusa, cave di pietra adiacenti al teatro, ancora oggi visitabili.

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