venerdì 13 settembre 2024

Platone, «MITO DELLA CAVERNA» – 2° parte – traduzione

514c-515b


 ὅρα τοίνυν παρὰ τοῦτο τὸ τειχίον φέροντας ἀνθρώπους σκεύη τε παντοδαπὰ ὑπερέχοντα τοῦ τειχίου καὶ ἀνδριάντας [515] [a] καὶ ἄλλα ζῷα λίθινά τε καὶ ξύλινα καὶ παντοῖα εἰργασμένα, οἷον εἰκὸς τοὺς μὲν φθεγγομένους, τοὺς δὲ σιγῶντας τῶν παραφερόντων. «Guarda ora degli uomini che trasportano lungo questo muretto attrezzi vari che sporgono sopra al muretto e statue e altri animali di pietra e di legno e oggetti (lavorati) di vario tipo, e come è naturale, alcuni parlano, altri tacciono tra i trasportatori».

 ἄτοπον, ἔφη, λέγεις εἰκόνα καὶ δεσμώτας ἀτόπους. «Parli di una immagine strana, disse, e di strani prigionieri».

 ὁμοίους ἡμῖν, ἦν δ᾽ ἐγώ: τοὺς γὰρ τοιούτους πρῶτον μὲν ἑαυτῶν τε καὶ ἀλλήλων οἴει ἄν τι ἑωρακέναι ἄλλο πλὴν τὰς σκιὰς τὰς ὑπὸ τοῦ πυρὸς εἰς τὸ καταντικρὺ αὐτῶν τοῦ σπηλαίου προσπιπτούσας; «Simili a noi dissi io; infatti questi tali credi innanzitutto che di sé stessi e gli uni degli altri possano vedere altro tranne che le ombre proiettate dal fuoco sulla parte dell’antro davanti a loro»;

 πῶς γάρ, ἔφη, εἰ ἀκινήτους γε τὰς κεφαλὰς ἔχειν ἠναγκασμένοι [b] εἶεν διὰ βίου; «Come infatti (potrebbero), disse, se sono costretti ad avere le teste immobili durante la vita?»

 τί δὲ τῶν παραφερομένων; οὐ ταὐτὸν τοῦτο; «Cosa (vedrebbero) degli oggetti trasportati? Non forse questa stessa cosa?»

  τί μήν; «E cosa dunque?

  εἰ οὖν διαλέγεσθαι οἷοί τ᾽ εἶεν πρὸς ἀλλήλους, οὐ ταῦτα ἡγῇ ἂν τὰ ὄντα αὐτοὺς νομίζειν ἅπερ ὁρῷεν; «Se dunque fossero in grado di dialogare tra loro, non credi che essi riterrebbero realtà queste cose che vedessero?»

  ἀνάγκη. «Neccessariamente».




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