ΕΚΑΒΗ
ἄνα, δύσδαιμον, πεδόθεν κεφαλή·
ἐπάειρε δέρην· οὐκέτι Τροία
τάδε καὶ βασιλῆς ἐσμεν Τροίας. 100
μεταβαλλομένου δαίμονος ἀνέχου.
ecuba
Su, disgraziata, da terra la testa;
solleva il collo: non è più Troia
ciò e non siamo più re di Troia.
La sorte è cambiata, accettalo.
πλεῖ κατὰ πορθμόν, πλεῖ κατὰ δαίμονα,
μηδὲ προσίστω πρῷραν βιότου
πρὸς κῦμα πλέουσα τύχαισιν.
Naviga secondo la rotta, naviga secondo la sorte10,
e non rivolgere la prua della vita
contro l’onda mentre navighi con la fortuna.
αἰαῖ αἰαῖ. 105
τί γὰρ οὐ πάρα μοι μελέᾳ στενάχειν,
ᾗ πατρὶς ἔρρει καὶ τέκνα καὶ πόσις;
ὦ πολὺς ὄγκος συστελλόμενος
προγόνων, ὡς οὐδὲν ἄρ’ ἦσθα.
τί με χρὴ σιγᾶν; τί δὲ μὴ σιγᾶν; 110
[τί δὲ θρηνῆσαι;]
Ahi ahi!
Cosa non piangere accanto a me infelice,
per cui la patria va in malora e i figli e lo sposo?
Oh grande vanto umiliato
degli antenati, come davvero eri nulla!11Cosa devo tacere? cosa non tacere?
Cosa piangere?
δύστηνος ἐγὼ τῆς βαρυδαίμονος
ἄρθρων κλίσεως, ὡς διάκειμαι,
νῶτ’ ἐν στερροῖς λέκτροισι ταθεῖσ’.
Sventurata me per il gravoso
piegamento delle membra, in che stato mi trovo,
stesa col dorso su duro letto.
οἴμοι κεφαλῆς, οἴμοι κροτάφων 115
πλευρῶν θ’, ὥς μοι πόθος εἱλίξαι
καὶ διαδοῦναι νῶτον ἄκανθάν τ’
εἰς ἀμφοτέρους τοίχους, μελέων
ἐπὶ τοὺς αἰεὶ δακρύων ἐλέγους.
Ahimé la testa, ahimé le tempie
e i fianchi, come ho desiderio di girarmi
e distribuire il dorso e la spina dorsale
su entrambi i lati, per le continue
melodie dei tristi pianti.
μοῦσα δὲ χαὕτη τοῖς δυστήνοις 120
ἄτας κελαδεῖν ἀχορεύτους.
Poesia è anche questa per gli infelici12 120
far risuonare sciagure che non ammettono danza.
10 Cfr. Seneca, Epistulae, 107, 11: ducunt volentem fata, nolentem trahunt, «i fati guidano chi vuole, chi non vuole lo trascinano»; «59. Che cos'è “ostinato”? La via più breve non è la più diritta possibile, bensì quella in cui i venti più favorevoli gonfiano le nostre vele», (Nietzsche, Umano, troppo umano II, Parte seconda, Il viandante e la sua ombra).
11 Una demistificazione della ricchezza connessa al rango si trova nell’Elettra di Euripide in bocca al contadino, «uomo povero ma nobile» πένης ἀνὴρ γενναῖος (v. 253), assegnato come marito a Elettra; quando invita Oreste e Pilade (in incognito) ad entrare nella sua povera casa per ospitarli, Elettra manifesta il suo imbarazzo per il poco che hanno da offrire a due ospiti evidentemente nobili. Il marito prima nota che εἴπερ εἰσὶν ὡς δοκοῦσιν εὐγενεῖς, / οὐκ ἔν τε μικροῖς ἔν τε μὴ στέρξουσ᾽ ὁμῶς; «se sono nobili come sembrano, non saranno contenti ugualmente sia nel poco che nel molto?» (vv. 406-407); poi aggiunge: ἐν τοῖς τοιούτοις δ’ ἡνίκ’ ἂν γνώμης πέσω, / σκοπῶ τὰ χρήμαθ’ ὡς ἔχει μέγα σθένος, / ξένοις τε δοῦναι σῶμά τ’ ἐς νόσους πεσὸν / δαπάναισι σῷσαι· τῆς δ’ ἐφ’ ἡμέραν βορᾶς / ἐς σμικρὸν ἥκει· πᾶς γὰρ ἐμπλησθεὶς ἀνὴρ / ὁ πλούσιός τε χὡ πένης ἴσον φέρει, «quando cado con pensiero in tali questioni, / vedo che le ricchezze hanno la grande forza / di donare agli ospiti / e salvare un corpo caduto in malattie/ spendendo denaro; invece quanto al nutrimento di tutti i giorni / mirano a poco; ogni uomo sazio, / ricco o povero, porta un’uguale quantità».
Vedi anche Pascal, Pensieri, 245 (B 310): Le plaisir des Grands est de pouvoir faire des heureux. Le propre de la richesse est d’être donnée libéralement, «Il piacere dei grandi è di poter fare felici delle persone. Il proprio della ricchezza è di essere elargita con liberalità».
12 «Poetica delle lacrime»: le tragedie di Euripide spesso indulgono alle lacrime, fino al punto di teorizzarne la poetica; approfondirò il concetto trattando il secondo episodio.
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