Secondo Giambattista Vico gli uomini primitivi vivevano in modo ferino, more ferarum, e avevano dimensioni gigantesche proprio per questo motivo. Quando, grazie al timore di Dio, cominciarono a incivilirsi, anche le dimensioni diminuirono. Vediamo come descrive questa condizione bestiale nella Scienza nuova (Libro secondo, Del diluvio universale e de’ giganti):
Gli autori dell'umanità gentilesca dovetter essere uomini delle razze di Cam, che molto prestamente, di Giafet, che alquanto dopo, e finalmente di Sem, ch'altri dopo altri tratto tratto rinnunziarono alla vera religione del loro comun padre Noè, la qual sola nello stato delle famiglie poteva tenergli in umana società con la società de' matrimoni, e quindi di esse famiglie medesime. E perciò dovetter andar a dissolver i matrimoni e disperdere le famiglie coi concubiti incerti; e, con un ferino error divagando per la gran selva della terra – quella di Cam per l'Asia meridionale, per l'Egitto e 'l rimanente dell'Affrica; quella di Giafet per l'Asia settentrionale, ch'è la Scizia, e di là per l'Europa; quella di Sem per tutta l'Asia di mezzo ad esso Oriente, – per campar dalle fiere, delle quali la gran selva ben doveva abbondare, e per inseguire le donne, ch'in tale stato dovevan esser selvagge, ritrose e schive, e sì sbandati per truovare pascolo ed acqua, le madri abbandonando i loro figliuoli, questi dovettero tratto tratto crescere senza udir voce umana nonché apprender uman costume, onde andarono in uno stato affatto bestiale e ferino. Nel quale le madri, come bestie, dovettero lattare solamente i bambini e lasciargli nudi rotolare dentro le fecce loro propie, ed appena spoppati abbandonargli per sempre; e questi – dovendosi rotolare dentro le loro fecce, le quali co' sali nitri maravigliosamente ingrassano i campi; – e sforzarsi per penetrare la gran selva, che per lo fresco diluvio doveva esser foltissima, per gli quali sforzi dovevano dilatar altri muscoli per tenderne altri, onde i sali nitri in maggior copia s'insinuavano ne' loro corpi; – e senza alcuno timore di dèi, di padri, di maestri, il qual assidera il più rigoglioso dell'età fanciullesca; – dovettero a dismisura ingrandire le carni e l'ossa, e crescere vigorosamente robusti, e sì provenire giganti. Ch'è la ferina educazione, ed in grado più fiera di quella nella quale, come nelle Degnità1 si è sopra avvisato, Cesare e Tacito rifondono la cagione della gigantesca statura degli antichi germani.
Il passi di Tacito a cui si riferisce Vico sono due, entrambi della Germania: truces et caerulei oculi, rutilae comae, magna corpora, «occhi truci e azzurri, chiome rossiccie, grandi corpi» (4, 2); In omni domo nudi ac sordidi in hos artus, in haec corpora, quae miramur, excrescunt, «In ogni casa crescono nudi e sporchi, a formare questi arti, questi corpi che ammiriamo» (20, 1).
Per Tacito dunque la prestanza fisica non è vista negativamente, anche perché è associata a una moralità sana: plusque ibi boni mores valent quam alibi bonae leges, «valgono di più là i buoni costumi che altrove le buone leggi» (Germania, 19, 6).
Già Cesare aveva messo in rilievo la prestanza fisica dei Germani nel De bello gallico: nel libro I (39) sono i Galli a riferirgli della paura provocata dai Germani: ingenti magnitudine corporum Germanos, incredibili virtute atque exercitatione in armis esse praedicabant, «ripetevano che i Germani erano dotati di una straordinaria grandezza dei corpi, un incredibile valore e allenamento nelle armi» al punto che quando si erano scontrati con loro ne vultum quidem atque aciem oculorum dicebant ferre potuisse, «dicevano di non aver potuto affrontare nemmeno lo sguardo penetrante degli occhi». In IV, 1, 9 è Cesare stesso a descriverli: il loro tenore di vita, caratterizzato da una totale libertà, quod a pueris nullo officio aut disciplina adsuefacti nihil omnino contra voluntatem faciunt, et vires alit et immani corporum magnitudine homines efficit, «siccome fin da bambini non abituati ad alcun dovere o disciplina non fanno assolutamente nulla contro la propria volontà, sia nutre il vigore sia produce uomini dotati di una enorme grandezza di corpi2. Cesare tuttavia mette in rilievo che anche i Galli erano dotati di grandi corporature riferendo che plerumque omnibus Gallis prae magnitudine corporum suorum brevitas nostra contemptui est, «per lo più a causa della grandezza di loro corpi la nostra bassa statura è motivo di disprezzo per tutti i Galli», (II, 30, 4).
1 Le Degnità sono dei postulati o assiomi sulla base dei quali si appoggia il ragionamento. È il modo di ragionare tipico del razionalismo di stampo cartesiano. Qui si riferisce alla Degnità XXVI che riporto insieme alla XXVII:
«XXVI. I giganti furon in natura di vasti corpi, quali in piedi dell'America, nel paese detto «de los patacones», dicono viaggiatori essersi truovati goffi e fierissimi. E, lasciate le vane o sconce o false ragioni che ne hanno arrecato i filosofi, […] se n'arrecano le cagioni, parte fisiche e parte morali, osservate da Giulio Cesare e da Cornelio Tacito ove narrano della gigantesca statura degli antichi germani; e, da noi considerate, si compongono sulla ferina educazion de' fanciulli. XXVII. La storia greca, dalla qual abbiamo tutto ciò ch'abbiamo (dalla romana in fuori) di tutte l'altre antichità gentilesche, ella dal diluvio e da' giganti prende i princìpi. Queste due Degnità mettono in comparsa tutto il primo gener umano diviso in due spezie: una di giganti, altra d'uomini di giusta corporatura; quelli gentili, questi ebrei (la qual differenza non può essere nata altronde che dalla ferina educazione di quelli e dall'umana di questi); e, 'n conseguenza, che gli ebrei ebbero altra origine da quella c'hanno avuto tutti i gentili».
2 Leggo in una nota dell’edizione BUR della Germania, curata da Luciano Lenaz, che da studi effettuati su scheletri pare che l’altezza media dei Germani superasse metri 1,75 mentre i Romani superavano di poco metri 1,60 (come me).
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Interessante! Grazie
RispondiEliminaGrazie a te. Continuerà
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