62. Agebat infelicem Alexandrum furor aliena vastandi et ad ignota mittebat… nec subsistit usquam lassa crudelitas inmanium ferarum modo quae plus quam exigit fames mordent.
«62. Perseguitava l’infelice Alessandro la frenesia di saccheggiare terre altrui e lo spingeva verso luoghi ignoti… e non si ferma da nessuna parte, stanca, la crudeltà al modo delle belve feroci che mordono più di quanto richieda la fame».
67. Non est quod credas quemquam fieri aliena infelicitate felicem.
«67. Non pensare che qualcuno diventi felice con l’infelicità altrui».
68. Omnia ista exempla quae oculis atque auribus nostris ingeruntur retexenda sunt… Hoc est enim sapientia, in naturam converti et eo restitui unde publicus error expulerit.
«68. Tutti questi modelli che ci riempiono occhi e orecchie devono essere smontati… Questo è infatti la sapienza, rivolgersi alla natura e ricondursi la da dove il pubblico errore ci scacciò».
69. Non est per se magistra innocentiae solitudo nec frugalitatem docent rura, sed ubi testis ac spectator abscessit, vitia subsidunt, quorum monstrari et conspici fructus est.
«69. La solitudine non è di per sé maestra di innocenza né le campagne insegnano la frugalità, ma dove se ne è andato un testimone o uno spettatore, si arrestano i vizi, il cui godimento è mostrarsi e essere osservati».
70. Nemo oculis suis lautus est.
«70. Nessuno è sontuoso per i suoi occhi»
71. Ambitio et luxuria et inpotentia scaenam desiderant.
«71. Ambizione e lusso e sfrenatezza desiderano un pubblico».
74. quasi ista inter se contraria sint, bona fortuna et mens bona, ita melius in malis sapimus: secunda rectum auferunt.
«74. come se queste cose fossero in contrasto tra loro, una buona fortuna e una mente buona, così siamo più saggi nei mali1: la sorte favorevole ci toglie il giusto discernimento».
1 Cfr. De providentia, II: Marcet sine aduersario uirtus: tunc apparet quanta sit quantumque polleat, cum quid possit patientia ostendit (4), «Marcisce senza un avversario la virtù: allora appare quanto sia grande e quanto valga, quando mostra di cosa sia capace con la pazienza»… Non fert ullum ictum inlaesa felicitas; at cui adsidua fuit cum incommodis suis rixa, callum per iniurias duxit nec ulli malo cedit, sed etiam si cecidit de genu pugnat (6), «Non sopporta alcun colpo una prosperità mai offesa; invece chi ebbe una continua lotta con i le sue disgrazie, ha fatto il callo attraverso le offese e non cede ad alcun male, ma anzi se è caduto combatte in ginocchio»; e poi IV: Opus est enim ad notitiam sui experimento; quid quisque posset nisi temptando non didicit, «C’è bisogno infatti per la conoscenza di sé stessi di una prova; di cosa ciascuno sia capace, non lo impara se non tentando»;
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