I circoli della mente e quelli dell’universo
Nei due passi che seguono Platone, dopo aver sostenuto che l’universo è una creazione del Demiurgo ed è bello in quanto ne riflette la bontà, prosegue affermando che lo scopo della vista è proprio quello di di osservare la bellezza e la regolarità del cielo; chi poi ha un’attitudine filosofica deve correggere i giri viziosi della propria mente imitando quelli corretti dell’universo. Vediamo i due brani:
47a-c
ὄψις δὴ κατὰ τὸν ἐμὸν λόγον αἰτία τῆς μεγίστης ὠφελίας γέγονεν ἡμῖν, ὅτι τῶν νῦν λόγων περὶ τοῦ παντὸς λεγομένων οὐδεὶς ἄν ποτε ἐρρήθη μήτε ἄστρα μήτε ἥλιον μήτε οὐρανὸν ἰδόντων. νῦν δ' ἡμέρα τε καὶ νὺξ ὀφθεῖσαι μῆνές τε καὶ ἐνιαυτῶν περίοδοι καὶ ἰσημερίαι καὶ τροπαὶ μεμηχάνηνται μὲν ἀριθμόν, χρόνου δὲ ἔννοιαν περί τε τῆς τοῦ παντὸς φύσεως ζήτησιν ἔδοσαν· ἐξ ὧν [b] ἐπορισάμεθα φιλοσοφίας γένος, οὗ μεῖζον ἀγαθὸν οὔτ' ἦλθεν οὔτε ἥξει ποτὲ τῷ θνητῷ γένει δωρηθὲν ἐκ θεῶν. λέγω δὴ τοῦτο ὀμμάτων μέγιστον ἀγαθόν· […] ἀλλὰ τούτου λεγέσθω παρ' ἡμῶν αὕτη ἐπὶ ταῦτα αἰτία, θεὸν ἡμῖν ἀνευρεῖν δωρήσασθαί τε ὄψιν, ἵνα τὰς ἐν οὐρανῷ τοῦ νοῦ κατιδόντες περιόδους χρησαίμεθα ἐπὶ τὰς περιφορὰς τὰς τῆς παρ' ἡμῖν διανοήσεως, συγγενεῖς [c] ἐκείναις οὔσας, ἀταράκτοις τεταραγμένας, ἐκμαθόντες δὲ καὶ λογισμῶν κατὰ φύσιν ὀρθότητος μετασχόντες, μιμούμενοι τὰς τοῦ θεοῦ πάντως ἀπλανεῖς οὔσας, τὰς ἐν ἡμῖν πεπλανημένας καταστησαίμεθα.
«La vista, secondo la mia opinione, è stata causa per noi del più grande vantaggio, poiché dei ragionamenti che ora si fanno sull’universo nessuno sarebbe mai stato fatto senza aver visto le stelle e il sole e il cielo. Ora però il dì e la notte, essendo stati visti, e i mesi e il volgere degli anni e gli equinozi e i solstizi hanno elaborato il numero, e ci hanno dotato del concetto di tempo e della ricerca sulla natura dell’universo; e grazie a queste cose ci siamo procurati il genere della filosofia, della quale bene maggiore né è giunto né mai giungerà alla stirpe mortale, in quanto donato dagli dèi. Dico appunto che questo degli occhi è il bene più grande; […] ma di ciò sia detta da noi questa come causa a tale proposito, che un dio trovò e ci donò la vista, affinché osservando i rivolgimenti della mente nel cielo ce ne servissimo per i circoli del pensiero presso di noi, dato che questi sono connaturati a quelli, irregolari a regolari, poi imparando e partecipando della correttezza dei ragionamenti secondo natura e imitando i rivolgimenti della divinità che non errano in nessun modo, potessimo riordinare quelli che in noi errano».
90b-d
τῷ δὲ περὶ φιλομαθίαν καὶ περὶ τὰς ἀληθεῖς φρονήσεις ἐσπουδακότι καὶ ταῦτα μάλιστα τῶν αὑτοῦ γεγυμνασμένῳ [c] φρονεῖν μὲν ἀθάνατα καὶ θεῖα, ἄνπερ ἀληθείας ἐφάπτηται, πᾶσα ἀνάγκη που, […] ἅτε δὲ ἀεὶ θεραπεύοντα τὸ θεῖον ἔχοντά τε αὐτὸν εὖ κεκοσμημένον τὸν δαίμονα σύνοικον ἑαυτῷ, διαφερόντως εὐδαίμονα εἶναι. θεραπεία δὲ δὴ παντὶ παντὸς μία, τὰς οἰκείας ἑκάστῳ τροφὰς καὶ κινήσεις ἀποδιδόναι. τῷ δ' ἐν ἡμῖν θείῳ συγγενεῖς εἰσιν κινήσεις αἱ τοῦ παντὸς διανοήσεις [d] καὶ περιφοραί· ταύταις δὴ συνεπόμενον ἕκαστον δεῖ, τὰς περὶ τὴν γένεσιν ἐν τῇ κεφαλῇ διεφθαρμένας ἡμῶν περιόδους ἐξορθοῦντα διὰ τὸ καταμανθάνειν τὰς τοῦ παντὸς ἁρμονίας τε καὶ περιφοράς, τῷ κατανοουμένῳ τὸ κατανοοῦν ἐξομοιῶσαι κατὰ τὴν ἀρχαίαν φύσιν.
«Per chi si è dedicato con zelo all’amore dell’apprendimento e ai veri pensieri e più di tutte le proprie attitudini queste ha esercitato, [c] è del tutto necessario in qualche modo che concepisca pensieri immortali e divini, qualora appunto abbia colto la verità, […] e che, curandosi del divino e avendo tenuto egli ben ordinato l’elemento divino che convive con lui, sia straordinariamente felice. E la cura di tutto è per tutti una sola, attribuire a ciascun elemento i nutrimenti e i movimenti che gli sono propri. Connaturati all’elemento divino che è in noi sono i movimenti e i pensieri e i circoli dell’universo: seguendo questi bisogna che ciascuno, correggendo i nostri rivolgimenti corrotti alla nascita nella testa, grazie all’apprendimento delle armonie e dei circoli dell’universo, renda simile, secondo la natura originaria, ciò che pensa a ciò che è pensato».
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