venerdì 9 agosto 2024

Seneca, Epistulae, 13

 Riprendo la pubblicazione delle Epistulae con il secondo libro. 


 5. Quaedam ergo nos magis torquent quam debent, quaedam ante torquent quam debent, quaedam torquent cum omnino non debeant; aut augemus dolorem aut praecipimus aut fingimus.

 «5. Certe cose dunque ci tormentano più di quanto devono, certe ci tormentano prima di quanto devono, certe altre ci tormentano non dovendo affatto; o accresciamo il dolore o lo anticipiamo o lo inventiamo1».

 7. 'Quomodo' inquis 'intellegam, vana sint an vera quibus angor?' Accipe huius rei regulam: aut praesentibus torquemur aut futuris aut utrisque.

 «7. “Come” tu dici “posso capire, se sono vani o veri i motivi per cui sono in ansia?” Ascolta una norma di questa cosa: o siamo tormentati da sofferenze presenti o da quelle future o da entrambe».

 8. plerumque enim suspicionibus laboramus, et illudit nobis illa quae conficere bellum solet fama2, multo autem magis singulos conficit.

 «8. Per lo più infatti soffriamo a causa di sospetti, e si prendono gioco di noi quelle fole che sono solite definire una guerra, ma molto di più definiscono gli individui».

 16. 'Inter cetera mala hoc quoque habet stultitia: semper incipit vivere.

 «16. Tra gli altri mali anche questo ha la stupidità: sempre incomincia a vivere».

 1 Tucidide attribuisce un atteggiamento simile agli Ateniesi nelle parole di Pericle (II, 39, 4) καίτοι εἰ ῥᾳθυμίᾳ μᾶλλον ἢ πόνων μελέτῃ καὶ μὴ μετὰ νόμων τὸ πλέον ἢ τρόπων ἀνδρείας ἐθέλομεν κινδυνεύειν, περιγίγνεται ἡμῖν τοῖς τε μέλλουσιν ἀλγεινοῖς μὴ προκάμνειν, «Per altro se preferiamo rischiare con noncuranza più che con esercizio alle fatiche e non con le leggi più che con il vigore dei caratteri, ce ne deriva di non abbatterci in anticipo per i dolori futuri».

 2 Cfr. Curzio Rufo, Historia Alexandri Magni, VIII, 8, 15: Alessandro ha appena scoperto la congiura dei paggi, che si opponeva all’adozione di costumi stranieri voluta invece da Alessandro; ad Ermolao che gli chiede di rinnegare di essere figlio di Giove come affermato dall’oracolo, il Macedone risponde che averlo accettato non ha nuociuto alle loro imprese e quindi: Vtinam Indi quoque deum esse me credant! fama enim bella constant, et saepe etiam, quod falso creditum est, ueri uicem obtinuit, «Magari anche gli Indiani credessero che sono figlio di Giove! le guerre infatti sono fatte di propaganda, e spesso ciò che si è creduto a torto, ha ottenuto il posto della verità». La spedizione in effetti si arrestò al confine con l’India. (Cfr. anche La Roschefoucauld, Massime, 64: La vérité ne fait pas tant de bien dans le monde que ses apparences y font de mal, «La verità non fa tanto bene nel mondo quanto le sue apparenze vi fanno di male»).
 Come dirà poi in IX, 1, 34: Equidem plura transcribo quam credo: nam nec adfirmare sustineo, de quibus dubito, nec subducere, quae accepi, «certamente trasccrivo più cose di quelle a cui credo: infatti non intendo affermare cose di cui dubito, né tralasciare quelle che ho raccolto».

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