giovedì 13 novembre 2025

Euripide, Baccanti – Introduzione di Dodds – cap. III. IL POSTO DELLE BACCANTI NELL’OPERA DI EURIPIDE – Maturità 2026 – 4

 I più accorti fra i critici recenti hanno riconosciuto linadeguatezza sia della teoria della “palinodia” sia di quella rivale. Ciascuna tesi si adatta ad alcuni fatti, ma manifestamente non si adatta ad altri: cioè entrambe sono troppo grossolane.

 (a) Uno studio più preciso dellopera del poeta nel suo complesso non rivela nessun brusco volta-faccia, come la tesi della “palinodia” postulava. Da una parte il suo interesse e la sua simpatetica comprensione per la religione orgiastica non risalgono al suo periodo macedonela cosa appare già nel canto degli iniziati nei Cretesi (fr. 472), nellode sui misteri della Madre della Montagna nellElena (1301 sqq.) e nei resti di un’ode nellIpsipile (frr. 57, 58 Arnim = 31, 32 Hunt). L’Elena fu rappresentata nel 412, lIpsipile qualche anno dopo; i Cretesi invece sembrano essere opera anteriore. I cori delle Baccanti sono quindi l’ultima e più compiuta espressione di sentimenti che avevano ossessionato Euripide per almeno sei anni prima della sua morte, e forse per molto di più. Così anche gli attacchi alla “ingegnosità”1 e lelogio alla saggezza istintiva della gente semplice, che ha sorpreso i critici delle Baccanti, non sono in realtà niente di nuovo. Dall’altra parte, la discrepanza fra le norme morali implicite nei miti e quelle dellumanità civilizzata, su cui molti dei personaggi di Euripide richiamano lattenzione, non è ignorata nelle Baccanti. La vendetta di Dioniso è tanto crudele e indiscriminata quanto quella di Afrodite nellIppolito. In entrambe le tragedie un umile adoratore della divinità protesta contro questa immoralità, e protesta invano (Baccanti, 1348-1349). E poi entrambi i drammi finiscono con le simpatie del pubblico concentrate solamente sulle vittime del dio. Non è così che Euripide, o chiunque altro, avrebbe composto una palinodia.

1 [N.d.T.] In inglese Dodds dice cleverness, mentre «saggezza» è wisdom. Sono le parole con cui traduce il v. 395 τὸ σοφὸν δοὐ σοφία, «cleverness is not wisdom»; io traduco «il sapere non è sapienza».


p.s.

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