lunedì 17 novembre 2025

Euripide, Baccanti – testo traduzione e commento – Maturità 2026 – Parodo: vv. 88-104 (antistrofe I)

 

ὅν ποτἔχουσἐν ὠδίνων

λοχίαις ἀνάγκαισι

πταμένας Διὸς βροντᾶς νη-                            90

δύος ἔκβολον μάτηρ

ἔτεκεν, λιποῦσαἰῶ-

να κεραυνίῷ πλαγᾷ·1

λοχίαις δαὐτίκα νιν δέ-

ξατο θαλάμαις Κρονίδας Ζεύς,                     95

κατὰ μηρῷ δὲ καλύψας

χρυσέαισιν συνερείδει

περόναις κρυπτὸν ἀφἭρας.2

ἔτεκεν δ', ἁνίκα Μοῖραι

τέλεσαν, ταυρόκερων θεὸν                           100

στεφάνωσέν τε δρακόντων

στεφάνοις, ἔνθεν ἄγραν θη-

ρότροφον μαινάδες ἀμφι-

βάλλονται πλοκάμοις.3


1 88-93: «lui che una volta la madre, che lo portava in grembo / tra le necessarie doglie del parto, / mentre volava il tuono di Zeus, / espulso dal ventre / partorì, lasciando la vita / per un colpo di fulmine;»
88 – ἔχουσα: «incinta».
90 – πταμέναςda πέτομαιparticipio aoristo 3°, medio.
92 – ἔτεκεν: da τίκτωaoristo 2°.

2 94-98: «però subito lo accolse / nei talami del parto Zeus Cronide, / e nascostolo nella coscia / lo stringe con fibbie / auree, occulto a Era».
94-95: λοχίαις  θαλάμαις«i talami del parto» non fa riferimento alla stanza da letto di Semele, ma alla coscia di Zeus, come spiegato da μηρῷ del verso successivo. Oltretutto secondo la tradizione il neonato fu prima lavato nelle acque del Dirce (vv. 521 sq.) e poi portato a Zeus da Atena o Ermes.
98 – κρυπτὸν ἀφἭρας: la motivazione sembra dettata dal tentativo di dare un senso al mito.

3 99-104: «Poi lo partorì, quando le Moire / lo portarono a maturità, dio dalle corna di toro, / e lo incoronò con corone di / serpenti, donde la preda / selvaggia le menadi avvolgono / intorno alle trecce.
99-100 – ἔτεκεντέλεσαν: la gravidanza soprannaturale giunge a termine in contrasto (rimarcato dalla ripetizione di ἔτεκεν) con la prematura nascita da Semele.
101-104 – Un esempio in miniatura di mito eziologico, cioè di una storia che spiega la nascita di un uso. In questi casi l’uso è comunemente la fonte del mito e non il contrario. La manipolazione dei serpenti era un tempo effettivamente praticata in certe forme del culto dionisiaco; ce lo testimonia Plutarco (Alessandro, 2): sta parlando di Olimpiade, la madre di Alessandro, che nei primi tempi del matrimonio suscitava la diffidenza di Filippo in quanto proveniva da una regione in cui le donne erano legate a riti orfici e dionisiaci. Ella, essendo particolarmente devota, ὄφεις μεγάλους χειροήθεις ἐφείλκετο τοῖς θιάσοις, οἳ πολλάκις ἐκ τοῦ κιττοῦ καὶ τῶν μυστικῶν λίκνων παραναδυόμενοι καὶ περιελιττόμενοι τοῖς θύρσοις τῶν γυναικῶν καὶ τοῖς στεφάνοις, ἐξέπληττον τοὺς ἄνδρας, «introduceva nei tiasi serpenti addomesticati, i quali spesso spuntando dall’edera e dai canestri rituali e avvolgentosi intorno ai tirsi delle donne e alle corone terrorizzavano i maschi».


p.s.

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