mercoledì 26 novembre 2025

Seneca, Epistulae, 7 – inhumanior, quia inter homines fui

 

Odi profanum vulgus, et arceo
«Odio il volgo profano, e lo tengo lontano»

(OrazioOdi, III, 1, 1)


[2] Nihil vero tam damnosum bonis moribus quam in aliquo spectaculo desidere; tunc enim per voluptatem facilius vitia subrepunt. [3] Quid me existimas dicere? Avarior redeo, ambitiosior, luxuriosior? immo vero crudelior et inhumanior, quia inter homines fui.

«2. Niente però è tanto nocivo per i buoni costumi quanto soffermarsi ad assistere a qualche spettacolo; allora infatti attraverso il piacere i vizi si insinuano più facilmente. 3. Cosa credi che io dica? Torno a casa più avido, più ambizioso, più depravato? Anzi addirittura più crudele e più inumano, poiché sono stato tra gli uomini».

[8] Recede in te ipse quantum potes; cum his versare qui te meliorem facturi sunt, illos admitte quos tu potes facere meliores. Mutuo ista fiunt, et homines dum docent discunt.

«8. Ritirati in te stesso per quanto puoi; frequenta questi che ti renderanno migliore, accogli quelli che tu puoi rendere migliori. Queste cose avvengono con reciproco vantaggio, e gli uomini mentre insegnano imparano». 


Queste frasi di Seneca si possono commentare per contrasto con altre di tono contrario, alcune dello stesso Seneca, raccolte nel post intitolato «Umanesimo».

L’epistola è quella famosa in cui il filosofo di Cordova condanna i circenses.


p.s.

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