mercoledì 19 febbraio 2025

Nietzsche, La nascita della tragedia – Spiegazione e commento – CAPITOLO 15

 Qui il percorso completo in PDF

(in aggiornamento)

 


Capitolo 15

L’uomo teoretico


Bisogna ora spiegare come l’influenza di Socrate si sia allargata sulla posterità […] simile a un’ombra che diventa sempre più grande nel sole della sera, e come essa costringa sempre di nuovo a ricreare l’arte.


Prima di riconoscere il primato dei Greci nell’arte, è capitato a noi nei confronti dei Greci quello che capitò agli Ateniesi nei confronti di Socrate. Quasi sempre si è tentato di liberarsi dei Greci perché rispetto a loro tutto il resto era sbiadito e si riduceva a copia mal riuscita, anzi caricatura. Disturbava l’arroganza di un popolo che qualificava gli altri come barbari.


Chi sono costoro […] che pretendono poi fra i popoli la dignità e il privilegio che spetta al genio fra la massa? Purtroppo non si fu così fortunati da trovare il bicchiere di cicuta […] E così ci si vergogna e si ha paura dei Greci; a meno che uno non stimi la verità sopra tutte le cose e non osi anche dirsela, questa verità, che i Greci cioè tengono in mano come aurighi la nostra e qualsiasi cultura, ma quasi sempre cocchi e cavalli sono di qualità troppo scadente e inadeguati alla gloria dei loro aurighi, i quali considerano allora uno scherzo il cacciare tali cavalli in un abisso, che essi stessi superano col salto d’Achille.


La dignità che a Socrate deve essere riconosciuta per la sua posizione di guida va individuata nell’aver incarnato per la prima volta la forma di esistenza dell’uomo teoretico, che è nostro compito comprendere e analizzare. Egli come l’artista prova un infinito appagamento per ciò che esiste: l’artista gode nel disvelamento della verità, rimanendo però con lo sguardo fisso a ciò che rimane soltanto velo.


L’uomo teoretico gode e si appaga nel togliere il velo e trova il suo supremo fine e piacere nel processo di un disvelamento sempre felice […] Non ci sarebbe nessuna scienza, se a essa importasse solo quell’unica dea nuda… In tal caso infatti i suoi seguaci dovrebbero sentirsi come individui che volessero scavare un foro diritto attraverso la terra.


Non basterebbe cioè una vita per giungere dall’altra parte e inoltre i suoi sforzi sarebbero vanificati da chi, di fianco a lui, scavando il suo buco ,colmasse la parte già scavata. Sarebbe allora comprensibile che ci fosse un terzo a scavare altrove. Se però si dimostrasse che questa via diretta non può giungere agli antipodi, nessuno vorrebbe più scavare, se non accontentandosi di trovare intanto qualche pietra preziosa o legge fisica. Così si svela il segreto della scienza, cioè che l’obiettivo non è la verità ma la sua ricerca.


Accanto a questa conoscenza isolata […] sta però una profonda idea illusoria, che venne al mondo per la prima volta nella persona di Socrate, ossia quell’incrollabile fede che il pensiero giunga, seguendo il filo conduttore della causalità, fin nei più profondi abissi dell’essere, e che il pensiero sia in grado non solo di conoscere, ma addirittura di correggere l’essere. Questa sublime illusione metafisica è data alla scienza come istinto e la conduce sempre di nuovo ai suoi limiti, dove deve convertirsi in arte.


Se guardiamo ora a Socrate in questa chiave ci appare come il primo che seguendo l’istinto scientifico seppe non solo vivere, ma persino morire. La figura di Socrate che muore tranquillo in quanto la scienza ha eliminato la paura della morte indica la strada che ha davanti la scienza, quella cioè che porta a giustificare la vita rendendola comprensibile. A tal scopo comunque quando non basta la ragione deve comunque intervenire il mito. Socrate dunque è il mistagogo della scienza. Il μυσταγωγός è colui che inizia ai misteri. Dopo di lui la scienza assume una dimensione universale e grazie a ciò si diffonde in tutta l’umanità una rete di pensiero comune fino ad arrivare all’altissimo vertice del sapere attuale. Se si considera bene tutto ciò non si può evitare di considerare Socrate come il vertice e il cardine della storia universale: tale forza immane , infatti, impiegata al servizio della conoscenza per scopi universali, se fosse assoggettata a fini pratici ed egoistici avrebbe provocato un susseguirsi di guerre con conseguente indebolimento del piacere di vivere, fino al punto da rendere auspicabile il suicidio e addirittura un’etica del genocidio per pietà.


Di fronte a questo pessimismo pratico, Socrate è il prototipo dell’ottimista teorico che… concede al sapere e alla conoscenza la forza di una medicina universale e vede nell’errore il male in sé… Perfino i fatti morali più sublimi… e quella tranquillità dell’anima… che il Greco apollineo chiamava sophrosyne, derivano… dalla dialettica del sapere […] Chi ha sperimentato in sé il piacere di una conoscenza socratica […] non avvertirà da allora in poi nessun pungolo che possa spingere alla vita più fortemente della brama di perfezione della conquista […] Il Socrate di Platone appare allora come il maestro di una forma del tutto nuova di «serenità greca».


La scienza però, spinta dalle sue illusioni, giunge ai limiti della conoscenza dove il suo ottimismo connaturato alla logica naufraga. L’orrore che scaturisce dalla presa di consapevolezza dei limiti della logica rende allora necessaria la conoscenza tragica, che per essere sopportata ha bisogno del balsamo dell’arte.

Nessun commento:

Posta un commento