venerdì 17 gennaio 2025

Orazio – Odi, I, 9 – Il Soratte

 

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Vides ut alta stet niue candidum
Soracte nec iam sustineant onus
siluae laborantes geluque
flumina constiterint acuto? 


Vedi come sta tutto bianco per l'alta neve

il Soratte e più non ne sostengono il peso

le selve affaticate e per il gelo

pungente i fiumi si sono arrestati.


Dissolue frigus ligna super foco 5
large reponens atque benignius
deprome quadrimum Sabina,
o Thaliarche, merum diota. 


Dissipa il freddo ponendo sul focolare

legna abbondantemente e generosamente

spilla, Taliarco, dall’anfora

sabina il vino di quattro anni.


Permitte diuis cetera, qui simul
strauere uentos aequore feruido 10
deproeliantis, nec cupressi
nec ueteres agitantur orni. 


Lascia il resto agli dèi, i quali appena

hanno abbattuto i venti in lotta tra loro

sul mare ribollente, né si muovono più i

cipressi né i vecchi orni (frassini).


Quid sit futurum cras, fuge quaerere, et
quem fors dierum cumque dabit, lucro
adpone nec dulcis amores
sperne, puer, neque tu choreas, 15 


Che sarà domani non domandarlo, e

ogni giorno ti darà la sorte ascrivilo

a guadagno, e non sdegnare

alla tua età i dolci amori né le danze,


donec uirenti canities abest
morosa. Nunc et Campus et areae
lenesque sub noctem susurri
composita repetantur hora, 


finché dalla tua verde età sta lontana la

bisbetica vecchiaia. Ora si cerchino il Campo Marzio e le piazze

e, i dolci bisbigli sul far della notte,

all’ora convenuta, 


nunc et latentis proditor intumo 20
gratus puellae risus ab angulo
pignusque dereptum lacertis
aut digito male pertinaci
.


ora il caro riso che dall'angolo più

segreto tradisce la ragazza nascosta e

il pegno strappato dal braccio

o dal dito non troppo restio.


Una bozza di commento.


Orazio trae spunto dal fr. 338 L-P di Alceo. In particolare sono riprese le espressioni del v. 2, πεπάγασιν δ´ὑδάτων ῥοαί, per cui in Orazio abbiamo  geluque flumina constiterint acuto, e dei vv. 5-6 κάββαλε τὸν κείμων', ἐπὶ μὲν τίθεις / πῦρ ἐν δὲ κέρναις οἶνον ἀφειδέως per cui in Orazio abbiamo Dissolue frigus ligna super foco / large reponens atque benignius deprome quadrimum.

Come sempre in Orazio il modello è concepito nella prospettiva della aemulatio, quindi se lo spunto è pressoché identico, originale è lo sviluppo. Infatti la poesia latina svolge il tema caro al poeta del carpe diem, assente in Alceo.

Inoltre nella stessa scena Orazio italianizza il quadro, col riferimento alla montagna laziale.

– Stet: il verbo stare in latino ha ancora vivo il significato di “stare fermo, immobile, piantato”, come una statua appunto. Tale significato lo si ritrova in italiano per esempio nel “5 maggio” di Manzoni: “Ei fu. Siccome immobile, / dato il mortal sospiro, / stette la spoglia immemore / orba di tanto spiro, / cosi' percossa, attonita la terra al nunzio sta”.

– Flumina constiterint: ossimoro, tra l'idea dello scorrere e quella della staticità.

La prima strofa descrive una scena invernale, ma gli elementi naturali si caricano di significati simbolici, che emergono dalla terminologia che tende a umanizzare.

Taliarco è nome verosimilmente fittizio, derivando da θαλίας ἀρχή, regno del banchetto.

Gli dèi del v. 9 non significano una visione religiosa, come confermato dal Fors del v. 14.

I vv. 13-14 sono una variante del carpe diem.

Virenti canities: è un esempio di callida iunctura.

L'insistenza del nunc; manca l’hic, ma sono comunque presenti le indicazioni spaziali.

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