domenica 12 gennaio 2025

Sallustio, Catilina IV

 [IV] 1 Igitur ubi animus ex multis miseriis atque periculis requievit et mihi reliquam aetatem a re publica procul habendam decrevi, non fuit consilium socordia atque desidia bonum otium conterere neque vero agrum colundo aut venando servilibus officiis, intentum aetatem agere;1 sed, a quo incepto studioque me ambitio mala detinuerat, eodem regressus statui res gestas populi Romani carptim, ut quaeque memoria digna videbantur, perscribere, eo magis, quod mihi a spe, metu, partibus rei publicae animus liber erat2Igitur de Catilinae coniuratione, quam verissume potero, paucis absolvam;3 nam id facinus in primis ego memorabile existumo sceleris atque periculi novitate45 De cuius hominis moribus pauca prius explananda sunt, quam initium narrandi faciam5.

1 «Dunque, quando l’animo trovò pace in seguito alle molte miserie e pericoli e decisi che dovevo tenere il resto della vita lontano dalla politica, il proposito non fu di consumare un tempo libero prezioso nell’indolenza e nella pigrizia, né del resto di passare la vita dedicandomi a coltivare la terra o cacciare, occupazioni da schiavi».

a re publica proculbonum otium conterere: l’allontanamento dalla politica non fu, con tutta probabilità, una scelta per Sallustio, ma una necessità imposta, come era stato anche per Cicerone; questultimo si esprime in proposito in varie opere, formulando il concetto di otium cum dignitate. L’espressione si trova all’inizio del De oratore (I, 1): [I] [1] Cogitanti mihi saepe numero et memoria vetera repetenti perbeati fuisse, Quinte frater, illi videri solent, qui in optima re publica, cum et honoribus et rerum gestarum gloria florerent, eum vitae cursum tenere potuerunt, ut vel in negotio sine periculo vel in otio cum dignitate esse possent. «Riflettendo molto spesso e richiamando alla memoria le cose antiche, fratello Quinto, sono soliti darmi l’impressione di essere stati del tutto felici coloro che in un ottimo stato, quando erano al culmine della carriera e della gloria delle imprese, poterono tenere un corso della vita tale da poter essere attivi politicamente senza pericolo e anche stare in un ozio dignitoso»; due paragrafi oltre chiarisce cosa intenda per otium cum dignitate. Quest’opera è del 55, quando la sua carriera era già finita ma non era stato definitivamente escluso dalla politica e quindi doveva ancora destreggiarsi tra i marosi degli scontri civili, per cui così prosegue: tamen in his vel asperitatibus rerum vel angustiis temporis obsequar studiis nostris et quantum mihi vel fraus inimicorum vel causae amicorum vel res publica tribuet oti, ad scribendum potissimum conferam, «tuttavia nelle difficoltà o se vuoi nella criticità di questi tempi mi dedicherò ai nostri studi e tutto il tempo libero che mi concederanno vuoi la perfidia dei nemici vuoi le difese degli amici vuoi la politica, io lo impiegherò principalmente a scrivere» (3). Per approfondire vedi la scheda «Otium cum dignitate».

2 «Invece ritornato a quel medesimo progetto e a quella medesima passione da cui mi aveva distolto una cattiva ambizione, stabilii di mettere per iscritto le imprese del popolo romano per episodi, a seconda di come ciascuna mi sembrava degna di memoria; tanto più per il fatto che l’animo era libero dalla speranza, dalla paura, dalle fazioni politiche».

carptim: questo avverbio deriva dal verbo carpo, il cui imperativo è usato nella più famose ode di Orazio (I, 11) all’incipit dell’ultimo verso: carpe diem, quam minimum credula postero, «spicca la giornata, confidando il meno possibile nel domani»; il significato è «prendere una parte dal tutto» e qui esprime l’intenzione di procedere con un’impostazione monografica anziché annalistica, come era tradizione per i Romani fino a quel periodo. Anche in questo il maestro è Tucidide, che si è concentrato non su un periodo, ma su un episodio, la guerra del Peloponneso.

3 «Dunque farò in poche parole una trattazione sulla congiura di Catilina quanto più potrò con verità;»

La professione di imparzialità è un τόπος del genere storiografico che possiamo far risalire a Tucidide, il padre della storiografia laica e politica, il quale

4 «infatti io considero tale fatto particolarmente meritevole di essere ricordato per l’assenza di precedenti del crimine e del pericolo».

5 «Ma sui costumi di questo uomo devono essere date un po’ di spiegazioni prima di intraprendere l’inizio della narrazione».

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