Premesse del mito
Nel terzo libro della Repubblica Platone, dopo aver affrontato «i caratteri dell’educazione e della cultura» (Οἱ μὲν δὴ τύποι τῆς παιδείας τε καὶ τροφῆς, 412b) nella sua πόλις ideale, si pone il problema di chi debbano essere «quelli che comanderanno e quelli che saranno comandati» (οἵτινες ἄρξουσί τε καὶ ἄρξονται, 412b).
Sicuramente, dice Socrate, i governanti devono essere più anziani dei sudditi e anche i migliori, in particolare «i migliori custodi dello stato» (φυλακικωτάτους πόλεως, 412c); essi devono essere scelti pertanto tra i custodi, in greco φύλακες, soprattutto in base al criterio dell’amore per ciò che essi ritengono il bene della città. Per questo motivo bisogna saggiare la loro determinazione nel mantenere il proposito, che può essere abbandonato o perché dissuasi o a causa di oblio. Ecco perché (413c-d) ζητητέον τίνες ἄριστοι φύλακες τοῦ παρ' αὑτοῖς δόγματος, τοῦτο ὡς ποιητέον ὃ ἂν τῇ πόλει ἀεὶ δοκῶσι βέλτιστον εἶναι [αὑτοῖς ποιεῖν]. τηρητέον δὴ εὐθὺς ἐκ παίδων προθεμένοις ἔργα ἐν οἷς ἄν τις τὸ τοιοῦτον μάλιστα ἐπιλανθάνοιτο καὶ ἐξαπατῷτο, καὶ τὸν μὲν μνήμονα [d] καὶ δυσεξαπάτητον ἐγκριτέον, τὸν δὲ μὴ ἀποκριτέον, «bisogna cercare quali sono i custodi migliori della propria opinione, e in particolare questo, come debba realizzarsi ciò che ritengano che sia la cosa migliore per la città. Pertanto bisogna tenerli d’occhio fin da bambini proponendo compiti in cui si dimentichi al massimo un siffatto medoto e ci si inganni, e bisogna trascegliere chi si ricorda e non si fa ingannare, mentre l’altro bisogna scartarlo».
p.s.
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