domenica 23 marzo 2025

La congiura dei mediocri – Schopenhauer

 

Partendo da una critica all’ambiente accademico, da cui in effetti non solo non fu valorizzato ma addirittura ignorato, Schopenhauer individua come una caratteristica diffusa negli uomini di tutti i tempi quella di discriminare il genio che con la sua superiorità rende manifesta la mediocrità dei più. Riporto un passo tratto da Parerga e paralipomena, I, Sulla filosofia delle università (trad. it., Milano, Adelphi, 1981, passim):

«Al liceo si dovrebbe leggere con cura Platone, che è lo stimolante più efficace dello spirito filosofico [...] Si tratta dellantica lotta tra coloro che vivono per qualcosa e coloro che vivono di qualcosa, o tra coloro che sono qualcosa e coloro che lo rappresentano [...] L’atmosfera della libertà è indispensabile per la verità [...] Che la filosofia non sia adatta per guadagnare il pane, è già stato chiarito da Platone, nelle descrizioni dei sofisti, da lui contrapposti a Socrate [...] allinizio del Protagora [...] Sentir cantare il rauco, o veder danzare lo zoppo è cosa penosa, ma udir filosofare il cervello limitato è insopportabile. Per nascondere la mancanza di veri pensieri, molti mettono assieme un imponente apparato di parole lunghe e composte, di intricati fioretti retorici [...] Per tenere in movimento questi mulini, viene applicato spesso un altro artificio tutto particolare, la cui invenzione è da attribuirsi ai signori Fichte e Schelling. Mi riferisco allo scaltro stratagemma di scrivere in modo oscuro, cioè incomprensibile; a tal riguardo la vera e propria finezza sta nel presentare il proprio caos in modo che il lettore debba credere sua la colpa di non comprenderne nulla [...] Com’è noto però, nessuno quanto Hegel ha usato così sfacciatamente e in misura tanto grande questo stesso artificio. Se costui avesse esposto molto chiaramente sin da principio lassurdo concetto fondamentale della sua filosofia, il pensiero cioè di rovesciare la realtà vera e naturale delle cose e di considerare quindi concetti generali, astratti dalla nostra intuizione empirica, sorti con la caduta di certe determinazioni, e di conseguenza tanto più vuoti quanto più generici, come la realtà prima originaria e verace (come cosa in sé, per dirla con Kant), da cui soltanto il mondo empirico trae la sua esistenza; se costui, come dico, avesse esposto proprio da principio in parole chiare e comprensibili questo mostruoso ὕστερον πρότερον, anzi questa idea del tutto stravagante, con laggiunta che tali concetti, senza il nostro intervento, pensano sé stessi e si muovono da sé, tutti gli avrebbero riso in faccia [...]

omnia enim stolidi magis admirantur amantque,

inversis quae sub verbis latitantia cernunt.

Lucrezio, I, 6421

[...] I buoni scrittori si sono sempre vivamente sforzati di condurre i loro lettori a pensare proprio ciò che essi stessi hanno pensato: chi infatti ha qualcosa di buono da comunicare, si preoccuperà che ciò non vada perduto. Il buono stile è basato quindi principalmente sul fatto che si abbia davvero qualcosa da dire [...] Essi non conoscono altro se non le supreme astrazioni, come essere, essenza, divenire, assoluto, infinito eccetera, prendono le mosse da queste e ne costruiscono dei sistemi, il cui contenuto si riduce infine a semplici parole, propriamente nullaltro se non bolle di sapone, utili per giocarci qualche tempo, ma che non possono toccare il suolo della realtà senza scoppiare2 [...] In tutti i tempi sullintero globo terrestre e in tutte le circostanze, è esistita una medesima congiura, ordita dalla natura stessa, in tutti i cervelli mediocri, dappoco e ottusi contro lo spirito e lintelligenza [...] «tantum quisque laudat, quantum se posse sperat imitari3» [...] in ogni tempo e dovunque, in tutte le situazioni e in tutti i rapporti la limitatezza e l’ottusità non odiano nulla al mondo così intimamente e furiosamente quanto lintelletto, lo spirito e il talento [...] Di qui si può spiegare come allepoca in cui Kant filosofava, Goethe poetava, Mozart componeva, sia seguita lattuale [...] quest’«epoca presente» [...] chiama quel passato sopra lodato l’«epoca dei parrucconi». Sotto quelle parrucche stavano però dei cervelli, mentre ora insieme allinvolucro è scomparso anche il frutto [...]

1 «Gli stolti infatti ammirano e amano di più tutto / ciò che scorgono nascosto sotto parole contorte».

2 Cfr. Petronio, Satyricon, 1: Et ideo ego adulescentulos existimo in scholis stultissimos fieri, quia nihil ex his, quae in usu habemus, aut audiunt aut vident, sed piratas cum catenis in litore stantes, sed tyrannos edicta scribentes quibus imperent filiis ut patrum suorum capita praecidant, sed responsa in pestilentiam data, ut virgines tres aut plures immolentur, sed mellitos verborum globulos, et omnia dicta factaque quasi papavere et sesamo sparsa, «E perciò io ritengo che i ragazzini nelle scuole diventino stupidissimi, poiché nulla di ciò con cui abbiamo a che fare o ascoltano o vedono, ma pirati che stanno sulla spiaggia con le catene, ma tiranni che scrivono editti con cui ordinano ai figli di mozzare le teste dei propri padri, ma responsi dati per una pestilenza che dicono che siano immolate tre o più vergini, ma palline mielose di parole, e tutte cose dette e fatte quasi cosparse di papavero e sesamo».

3 Cicerone, Orator, 7, 24: «ciascuno loda solamente quanto spera di poter imitare».

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