«Quid proderit, inquit, hoc tibi, si soluta inedia fueris, si te uiuam sepelieris, si antequam fata poscant, indemnatum spiritum effuderis?
«A cosa ti gioverà questo, disse, se ti sarai dissolta per la fame, se ti sarai seppellita viva, se prima che i fati lo richiedano avrai esalato l’animo innocente?
Id cinerem aut manes credis sentire sepultos?
Credi che la cenere o gli spiriti sepolti sentano ciò?
Vis tu reuiuiscere? Vis discusso muliebri errore, quam diu licuerit, lucis commodis frui? Ipsum te iacentis corpus admonere debet, ut uiuas.»
Vuoi tu ritornare alla vita? Vuoi, scrollato il femmineo smarrimento, godere il più a lungo possibile dei vantaggi della luce? Il corpo stesso del defunto deve ammonirti a vivere».
Nemo inuitus audit, cum cogitur aut cibum sumere aut uiuere.
Nessuno ascolta contro voglia, quando è costretto o ad assumere del cibo o a vivere.
Itaque mulier aliquot dierum abstinentia sicca passa est frangi pertinaciam suam, nec minus auide repleuit se cibo quam ancilla, quae prior uicta est.
E così la donna prosciugata dal digiuno di alcuni giorni lasciò che la sua ostinazione fosse infranta, e si riempì di cibo non meno avidamente dell’ancella, che per prima era stata vinta.
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