ὃν πρῶτον μὲν ἄγειν αὐτὴν πρὸς τὴν Κλωθὼ ὑπὸ τὴν ἐκείνης χεῖρά τε καὶ ἐπιστροφὴν τῆς τοῦ ἀτράκτου δίνης, κυροῦντα ἣν λαχὼν εἵλετο μοῖραν· ταύτης δ' ἐφαψάμενον αὖθις ἐπὶ τὴν τῆς Ἀτρόπου ἄγειν νῆσιν, ἀμετάστροφα τὰ ἐπικλωσθέντα ποιοῦντα·
«E questo innanzitutto la conduceva da Cloto, per confermare, sotto la mano di lei e sotto il volgersi del giro del fuso, il destino che, sorteggiato, scelse; dopo aver toccato questa, la conduceva dal filo di Atropo, per rendere immutabile ciò che era stato filato;»
ἐντεῦθεν δὲ δὴ ἀμεταστρεπτὶ ὑπὸ τὸν τῆς [621] [a] Ἀνάγκης ἰέναι θρόνον, καὶ δι' ἐκείνου διεξελθόντα, ἐπειδὴ καὶ οἱ ἄλλοι διῆλθον, πορεύεσθαι ἅπαντας εἰς τὸ τῆς Λήθης πεδίον διὰ καύματός τε καὶ πνίγους δεινοῦ· καὶ γὰρ εἶναι αὐτὸ κενὸν δένδρων τε καὶ ὅσα γῆ φύει. σκηνᾶσθαι οὖν σφᾶς ἤδη ἑσπέρας γιγνομένης παρὰ τὸν Ἀμέλητα ποταμόν, οὗ τὸ ὕδωρ ἀγγεῖον οὐδὲν στέγειν.
«da qui senza voltarsi andavano ai piedi del trono di Ananke e passando sotto questo, dopo che anche gli altri erano passati, andavano tutte alla piana del Lete attraverso una terribile calura e arsura; quella infatti era priva di alberi e di quanto genera la terra. Dunque si attendavano quando ormai era sera presso il fiume Amelete, la cui acqua nessun recipiente accoglie».
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