Ὁσία πότνα θεῶν, 370
Ὁσία δ' ἃ κατὰ γᾶν
χρυσέαν πτέρυγα φέρεις,
τάδε Πενθέως ἀίεις;
ἀίεις οὐχ ὁσίαν
ὕβριν ἐς τὸν Βρόμιον, τὸν 375
Σεμέλας, τὸν παρὰ καλλι-
στεφάνοις εὐφροσύναις δαί-
μονα πρῶτον μακάρων; ὃς τάδ' ἔχει,
θιασεύειν τε χοροῖς
μετά τ' αὐλοῦ γελάσαι 380
ἀποπαῦσαί τε μερίμνας,
ὁπόταν βότρυος ἔλθῃ
γάνος ἐν δαιτὶ θεῶν, κισ-
σοφόροις δ' ἐν θαλίαις ἀν-
δράσι κρατὴρ ὕπνον ἀμφιβάλλῃ.1 385
1 370-385: «Santità signora degli dèi, / Santità, che per la terra / porti l’ala d’oro, / senti queste parole di Penteo? / Senti il non santo / oltraggio a Bromio, il figlio / di Semele, che alle allegre / feste coronate di fiori / è la prima divinità tra i beati? E questo è ciò che gli appartiene: / partecipare alle danze del tiaso / e ridere insieme al flauto / e far cessare gli affanni, / quando giunga la gioia / del grappolo nel banchetto degli dèi, / e nelle feste coronate di edera / il cratere avvolga gli uomini nel sonno».
– Ὁσία o ὁσιότης si può definire come lo scrupolo, specialmente nelle questioni religiose, che mantiene un uomo dentro i limiti di ciò che è permesso (ὅσιον), come emerge in Platone, Gorgia, 507b περὶ μὲν ἀνθρώπους τὰ προσήκοντα πράττων δίκαι' ἂν πράττοι, περὶ δὲ θεοὺς ὅσια, «chi compisse i propri doveri nei confronti degli uomini agirebbe giustamente, nei confronti degli dèi santamente». In questo senso è in contrapposizione a οὐχ ὅσια ὕβρις del v. 375. Abbiamo detto che Penteo è descritto come il tipico tiranno della tragedia, il cui tratto principale è appunto la ὕβρις, in primis contro gli dèi, come dice il coro dell’Edipo re di Sofocle (vv. 873-882): ὕβρις φυτεύει τύραννον: ὕβρις, εἰ / πολλῶν ὑπερπλησθῇ μάταν, / ἃ μὴ 'πίκαιρα μηδὲ συμφέροντα, / ἀκρότατον εἰσαναβᾶσ᾽ / ἀπότομον ὤρουσεν εἰς ἀνάγκαν, / ἔνθ᾽ οὐ ποδὶ χρησίμῳ / χρῆται. τὸ καλῶς δ᾽ ἔχον / πόλει πάλαισμα μήποτε λῦ- / σαι θεὸν αἰτοῦμαι. / θεὸν οὐ λήξω ποτὲ προστάταν ἴσχων, «la prepotenza genera il tiranno, la prepotenza, se / si è riempita invano di molti orpelli, / che non sono opportuni e non convengono / salita su altissimi fastigi / precipita nella necessità scoscesa / dove non si avvale di valido piede. / la gara benefica / per la città / prego il dio di non dissolverla mai. / Non cesserò mai di avere il dio come patrono». – ἀνδράσι: principalmente in contrapposizione a θεῶν: ma in aggiunta qui il coro dà una risposta alle accuse di Penteo per cui i riti delle donne erano accompagnai da ebbrezza. – ἔλθῃ: congiuntivo aoristo di ἔρχομαι.
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