giovedì 19 dicembre 2024

L’età dell’oro – Seneca, Epistulae, 90 (2)

 

19. A natura luxuria descivit, quae cotidie se ipsa incitat et tot saeculis crescit et ingenio adiuvat vitia.

«19. Si è separato dalla natura il lusso, il quale ogni giorno si incita da solo e nel corso di tante generazioni cresce e con l’intelligenza favorisce i vizi».

20. Quid si contigisset illi videre has nostri temporis telas, in quibus vestis nihil celatura conficitur, in qua non dico nullum corpori auxilium, sed nullum pudori est?

«20. Cosa (avrebbe detto) se gli fosse toccato di vedere queste tele del nostro tempo, nelle quali si confeziona una veste destinata a non nascondere nulla, nella quale non c’è nessun aiuto non dico per il corpo, ma nemmeno per il pudore?».

24. Omnia ista ratio quidem, sed non recta ratio commenta est. Hominis enim, non sapientis inventa sunt.

«24. Tutte queste cose la ragione certo le ha immaginate, ma non la retta ragione. Infatti sono ritrovati dell’uomo, non del sapiente».

40. Nondum valentior inposuerat infirmiori manum, nondum avarus abscondendo quod sibi iaceret alium necessariis quoque excluserat: par erat alterius ac sui cura.

«40. Non ancora il più forte aveva posto le mani sul più debole, non ancora l’avido, nascondendo il denaro che gli giaceva inutilizzato, aveva tagliato fuori gli altri persino dalle cose necessarie: pari era la cura dell’altro e di sé».

46. Quid ergo <est>? Ignorantia rerum innocentes erant; multum autem interest utrum peccare aliquis nolit an nesciat.

«46. E dunque? per ignoranza delle cose erano innocenti; ma fa molta differenza se qualcuno non vuole o non sa peccare».

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