giovedì 19 dicembre 2024

L’età dell’oro – Seneca, Epistulae, 90 (1)

 

1. Quis dubitare, mi Lucili, potest quin deorum inmortalium munus sit quod vivimus, philosophiae quod bene vivimus? Itaque tanto plus huic nos debere quam dis quanto maius beneficium est bona vita quam vita pro certo haberetur, nisi…

«1. Chi può dubitare, mio Lucilio, che sia un dono degli dèi immortali il fatto che viviamo, della filosofia il fatto che viviamo bene? E così saremmo certi che tanto più siamo in debito con questa piuttosto che con gli dèi quanto maggiore benficio è una vita buona rispetto a una vita e basta, se non…

4. Sed primi mortalium quique ex his geniti naturam incorrupti sequebantur eundem habebant et ducem et legem, commissi melioris arbitrio; natura est enim potioribus deteriora summittere… inter homines pro maximo est optimum.

«4. Ma i primi tra i mortali e quelli nati da questi seguivano incorrotti la natura, avevano la medesima persona come guida e come legge, essendosi affidati all’arbitrio di uno migliore; natura è infatti sottoporre i peggiori ai più forti… tra gli uomini il migliore sostituisce il più grande».

5. Officium erat imperare, non regnum.

«5. Comandare era un dovere, non l’esercizio del potere».

6. Sed postquam subrepentibus vitiis in tyrannidem regna conversa sunt, opus esse legibus coepit, quas et ipsas inter initia tulere sapientes.

«6. Ma dopo che con l’insinuarsi dei vizi i regni si convertirono in tirannide, cominciò ad esserci bisogno di leggi, le quali pure, agli inizi, furono i sapienti a portare».

10. culmus liberos texit, sub marmore atque auro servitus habitat.

«10. La paglia coprì uomini liberi, sotto il marmo e l’oro abitano gli schiavi».

11. Omnia enim ista sagacitas hominum, non sapientia invenit.

«11. Tutte queste cose infatti le ha trovate l’ingegnosità degli uomini, non la sapienza».

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