ἱκοίμαν ποτὶ Κύπρον,
νᾶσον τᾶς Ἀφροδίτας,
ἵν' οἱ θελξίφρονες νέμον-
ται θνατοῖσιν Ἔρωτες 405
Πάφον, τὰν ἑκατόστομοι
βαρβάρου ποταμοῦ ῥοαὶ
καρπίζουσιν ἄνομβροι,
οὗ θ' ἁ καλλιστευομένα
Πιερία, μούσειος ἕδρα, 410
σεμνὰ κλειτὺς Ὀλύμπου·
ἐκεῖσ' ἄγε με, Βρόμιε Βρόμιε,
πρόβακχ' εὔιε δαῖμον.
ἐκεῖ Χάριτες, ἐκεῖ δὲ Πόθος, ἐκεῖ δὲ βάκ- 415
χαις θέμις ὀργιάζειν.1
1 402-416: «Potessi giungere a Cipro, / isola di Afrodite, / dove abitano gli Amori / che incantano le menti ai mortali, / a Pafo, che correnti / dalle cento bocche di barbaro fiume / fecondano senza piogge, / e dove c’è la bellissima / Pieria, sede delle Muse, / veneranda pendice dell?olimpo; / portami là, Bromio Bromio, / dio dell’evoè che guidi le baccanti. / Là le Grazie, là il Desiderio, là / è lecito celebrare l’orgia per le baccanti».
402-416 – La preghiera di evasione è frequente nei cori di Euripide (per esempio Ippolito, 732-751; Elena, 1478-1486), in parte forse perché era un periodo di guerra. A volte tali preghiere hanno anche un po’ di rilevanza drammatica e magari esprimono pure un’aspirazione del poeta; in questo caso si è pensato che fosse espressa la speranza di trovare la pace di Dioniso alla fresca ombra di una corte regale (di Evagora a Cipro o Archelao in Macedonia). Per Dodds è plausibile ma non è necessario: è del tutto naturale che il coro bramasse fuggire dal persecutore in un luogo dove βάκχαις θέμις ὀργιάζειν, «è lecito celebrare l’orgia per le baccanti». E la scelta della Pieria è ugualmente naturale (vedi i versi 409-411); ma Cipro cosa c’entra? (a) Cipro rappresenta il limite orientale del mondo greco, così come l’Olimpo (alle pendici del quale si colloca la Pieria) quello settentrionale: siccome Dioniso è un dio che viene dall’est e dal nord, è una cosa naturale che i suoi seguaci guardassero alla regione orientale e a quella settentrionale come luoghi in cui rifugiarsi. (b) In una poesia d’evasione non c’è nessuna controindicazione nel dare ad Afrodite un posto al fianco di Πόθος e delle Χάριτες, Ἡσυχία e Εἰρήνη: cfr. Aristofane, Acarnesi, 989 Ὦ Κύπριδι τῇ καλῇ καὶ Χάρισι ταῖς φίλαις ξύντροφε Διαλλαγή, «o Riconciliazione cresciuta insieme alla bella Cipride e alle amate Grazie» (dove Διαλλαγή = Εἰρήνη). In questo contesto ella è un simbolo non si sensualità ma di felicità e liberazione che deriva da un’allegra e rispettosa accettazione di un impulso naturale. La sua associazione con Dioniso, l’altra grande potenza della natura, è radicata sia nella mentalità popolare sia nell’immaginazione di poeti e artisti ed è espressa in modo efficace nella sua semplicità da Ovidio (Ars, 244): Et Venus in vinis ignis in igne fuit, «E Venere nel vino è fuoco nel fuoco».
402 – ἱκοίμαν: ottativo aoristo di ἱκνέομαι, qui nel suo originario valore desiderativo.
406-408 – Il passo è tuttora un po’ enigmatico. Il fiume barbaro sembra essere indiscutibilmente il Nilo: la combinazione delle molte bocche (ἑκατόν è un’espressione poetica, non aritmetica), dell’acqua fecondatrice, dell’aggettivo βαρβάρου (appropriato per l’Egitto, ma difficilmente per Cipro governata all’epoca dall’amico di Atene Evagora), e dell’aggettivo ἄνομβροι è sicuramente decisiva: per quest’ultimo cfr. Erodoto, II, 22, 3 ἄνομβρος ἡ χώρη, «senza piogge è la regione» (riferendosi alla zona intorno alle sorgenti del Nilo), 25, 5 Ὁ δὲ Νεῖλος, ἐὼν ἄνομβρος, «il Nilo, che è senza piogge», Euripide, Elena, 1-3 Νείλου μὲν αἵδε καλλιπάρθενοι ῥοαί, / ὃς ἀντὶ δίας ψακάδος Αἰγύπτου πέδον / λευκῆς τακείσης χιόνος ὑγραίνει γύας, «Queste correnti dalle belle fanciulle del Nilo, / che al posto della divina pioggia il suolo d’Egitto, / allo sciogliersi della bianca neve bagna e la la terra» e il fr. 228 (dall’Archelao, contemporaneo delle Baccanti) Νείλου … , / ὃς ἐκ μελαμβρότοιο πληροῦται ῥοὰς / Αἰθιοπίδος γῆς, ἡνίκ' ἂν τακῇ χιὼν, «del Nilo … , / che riempie le correnti dalla terra /d’Etiopia abitata dai neri, quando si sia sciolta la neve». Più problematico è il fatto che Pafo si trova sulla costa sud-occidentale di Cipro: come fa il Nilo a renderla fertile? Sono state fatte varie ipotesi, ma la questione non è stata risolta.
409-411 – La Pieria, l’incantevole regione collinare sul versante settentrionale del massiccio dell’Olimpo, è il tradizionale luogo di nascita delle Muse (Esiodo, Teogonia, 52-54 Μοῦσαι Ὀλυμπιάδες, κοῦραι Διὸς αἰγιόχοιο. / - τὰς ἐν Πιερίῃ Κρονίδῃ τέκε πατρὶ μιγεῖσα / Μνημοσύνη, «Le Muse olimpie, figlie di Zeus egioco. Le partorì nella Pieria essendosi unita al padre Cronide / Mnemosine»; Opere e giorni, 1 Μοῦσαι Πιερίηθεν, «o Muse della Pieria»). Era a Dione in questa che secondo Diodoro (XVII, 16, 3) Archelao, il re Macedone che offrì la sua ospitalità a Euripide, istituì agoni drammatici dedicati a Zeus e alle Muse. È da qui che, basandosi sull’ipotesi che le Baccanti furono scritte per essere presentate a questa festa, questi amabili versi sono stati per lo più intesi come un complimento pieno grazia del grande poeta ateniese al suo ultimo pubblico. Tuttavia, in ogni caso, la Pieria era di fatto una regione dionisiaca: il peana delfico a Dioniso (vv. 54-55) registra la sua visita là; inoltre parecchi autori concordano nel segnalare questo come il luogo in cui Orfeo fu fatto a pezzi dalle menadi per non aver riconosciuto Dioniso. L’associazione tra Dioniso e le Muse si trova anche in Sofocle, Antigone, 965 φιλαύλους τ’ ἠρέθιζε Μούσας, «e irritò le Muse amanti del flauto» (si tratta di Licurgo, il re degli Edoni punito da Dioniso).
414 – Χάριτες: prima di diventare le “Grazie” a noi familiari grazie ai poeti latini e a Botticelli, erano antiche dèe Minie e in origine il loro culto era associato a quello di Dioniso (cfr. Plutarco, Q. Graec., 36, 299b).
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