55. Sit ergo aliquis custos et aurem subinde pervellat abigatque rumores et reclamet populis laudantibus.
«55. Ci sia dunque un guardiano1 e ci tiri di quando in quando le orecchie e tenga lontani i luoghi comuni e alzi la voce contro le lodi della folla».
56. Nulli nos vitio natura conciliat: illa integros ac liberos genuit. Nihil quo avaritiam nostram inritaret posuit in aperto: pedibus aurum argentumque subiecit calcandumque ac premendum dedit quidquid est propter quod calcamur ac premimur.
«56. La natura non ci avvicina a nessun vizio: essa ci generò incorrotti e liberi. Non pose in vista nulla che eccitasse la nostra avidità: mise sotto i nostri piedi l’oro e l’argento e ha dato da caplestare e schiacciare tutto ciò per cui siamo caplestati e schiacciati».
57. Haec supra nos natura disposuit, aurum quidem et argentum et propter ista numquam pacem agens ferrum, quasi male nobis committerentur, abscondit.
«57. Queste cose2 la natura le ha poste sopra di noi, mentre l’oro e l’argento e anche il ferro, che a causa loro non è mai in pace, come se fosse un male affidarceli, li nascose».
58. sterile terrae genus et infernum.
«58. Un genere di terra sterile e infernale3».
1 Cfr. supra, par. 52.
2 Si riferisce alla volta celeste, per contemplare la quale siamo gli unici esseri a rivolgere lo sguardo verso l’alto.
3 Detto dei metalli, oro, argento e ferro. Una svalutazione simile la troviamo in Ovidio, Ars, III, 121-132: Prisca iuvent alios: ego me nunc denique natum / Gratulor: haec aetas moribus apta meis. / Non quia nunc terrae lentum subducitur aurum, / Lectaque diverso litore concha venit: / Nec quia decrescunt effosso marmore montes, / Nec quia caeruleae mole fugantur aquae: / Sed quia cultus adest, nec nostros mansit in annos / Rusticitas, priscis illa superstes avis. / Vos quoque nec caris aures onerate lapillis, / Quos legit in viridi decolor Indus aqua, / Nec prodite graves insuto vestibus auro. / Per quas nos petitis, saepe fugatis, opes, «I tempi antichi piacciano ad altri: io sono contento di essere nato ora alla fine: questa epoca è congeniale ai miei gusti. / Non perché ora è sottratto alla terra il malleabile oro, / e da lidi lontani giunga la conchiglia raccolta: / né perché i monti decrescono per le cave di marmo, / né perché le cerulee acque sia messe in fuga da una diga: / ma perché c’è la raffinatezza, e non è rimasta fino ai nostri anni / quella rozzezza presente nei nostri antenati. / Voi pure non appesantite le orecchie di costose pietruzze, / che l’Indiano abbronzato raccolse nella verde acqua, / e non incedete gravate da vesti di oro intessuto. / A causa del fasto con cui ci cercate, spesso ci fate fuggire».
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