οὐχ ὁ Διόνυσος σωφρονεῖν ἀναγκάσει
γυναῖκας ἐς τὴν Κύπριν, ἀλλ' ἐν τῇ φύσει 315
[τὸ σωφρονεῖν ἔνεστιν εἰς τὰ πάντ' ἀεί]
τοῦτο σκοπεῖν χρή· καὶ γὰρ ἐν βακχεύμασιν
οὖσ' ἥ γε σώφρων οὐ διαφθαρήσεται.1
1 314-318: «Non sarà Dioniso a costringere le donne / a essere caste nei confronti di Cipride, ma nell’indole / [risiede l’essere casti sempre in tutte le circostanze] / questo bisogna considerare; infatti anche se è / nei baccanali quella casta non si corromperà».
– Dioniso non è immorale, è non-morale: la moralità è irrilevante per una religione di tipo dionisiaco. Quanto all’idea che sia la φύσις e non il νόμος – o in altri termini il carattere e non le circostanze – a determinare il comportamento, si veda fr. 810 μέγιστον ἆρ᾽ ἦν ἡ φύσις, «davvero potentissima era la natura» e Ippolito, 79 sqq. ὅσοις διδακτὸν μηδὲν ἀλλ' ἐν τῇ φύσει / τὸ σωφρονεῖν εἴληχεν ἐς τὰ πάντ' ἀεί, / τούτοις δρέπεσθαι, τοῖς κακοῖσι δ' οὐ θέμις, «in quanti non è per nulla insegnabile ma nella natura / era toccato di avere l’essere assennati sempre in tutte le circostanze, / per questi è concesso coglierla, per i cattivi no». Qui ancora una volta Tiresia parla la lingua del quinto secolo e pensa nei termini resi usuali dal movimento sofista. Si può pensare al Callicle del Gorgia di Platone (483d), il quale chiedendosi con quale diritto i potenti della terra scatenano le guerre e cose simili si risponde che οὗτοι κατὰ φύσιν τὴν τοῦ δικαίου ταῦτα πράττουσιν, καὶ ναὶ μὰ Δία κατὰ νόμον γε τὸν τῆς φύσεως, οὐ μέντοι ἴσως κατὰ τοῦτον ὃν ἡμεῖς τιθέμεθα, «costoro fanno queste cose secondo la natura del giusto, e sì per Zeus secondo la legge della natura, non certo secondo questa che stabiliamo noi», intendendo che la natura, nella sua declinazione del diritto naturale, prevale, o dovrebbe prevalere, sul diritto positivo.
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