1. Adflicto enim et magnum vulnus male ferenti paulisper cedendum est; exsatiet se aut certe primum impetum effundat: 2. hi qui sibi lugere sumpserunt protinus castigentur et discant quasdam etiam lacrimarum ineptias esse.
«1. Con chi è afflitto infatti e mal sopporta una grande ferita per un po’ bisogna essere comprensivi; si sazi o almeno sfoghi il primo impulso: 2. questi che hanno scelto di piangere siano sgridati e imparino che c’è una certa sciocchezza anche delle lacrime».
4. Cum amico effers amicitiam? Et quid doles amisisse, si habuisse non prodest?
«4. Con l’amico seppellisci l’amicizia? E perché soffri di averlo perso, se non ti giova averlo avuto?».
18. Omnia itaque ad rationem revocanda sunt.
«18. E così tutto deve ritornare alla ragione».
21. Vidi ego in funere suorum verendos, in quorum ore amor eminebat remota omni lugentium scaena; nihil erat nisi quod veris dabatur adfectibus. Est aliquis et dolendi decor.
«21. Io ho visto al funerale dei loro cari uomini degni di rispetto, sul cui volto risaltava l’amore, rimossa ogni teatralità di persone in lutto; non c’era niente se non ciò che era concesso a sentimenti veri. C’è un decoro anche della sofferenza».
23. nemo enim libenter tristi conversatur, nedum tristitiae.
«23. Nessuno si intrattiene volentieri con uno triste, figuriamoci con la tristezza».
24. Oblivisci quidem suorum ac memoriam cum corporibus efferre et effusissime flere, meminisse parcissime, inhumani animi est. Sic aves, sic ferae suos diligunt, quarum [contria] concitatus [actus] est amor et paene rabidus, sed cum amissis totus extinguitur. Hoc prudentem virum non decet: meminisse perseveret, lugere desinat1.
«24. Dimenticarsi poi dei propri cari e seppellirne il ricordo insieme ai corpi e piangere senza ritegno, ma ricordare pochissimo è proprio di un animo disumano. Così gli uccelli amano le loro creature, così le fiere, il cui amore è violento e quasi rabbioso, ma si estingue completamente insieme alle esse, una volta perdute. Questo non si addice a un uomo saggio: perseveri nel ricordare, la smetta di piangere».
26. quid enim est turpius quam captare in ipso luctu voluptatem, immo per luctum, et inter lacrimas quoque quod iuvet quaerere?
«26. Cosa c’è infatti di più vergognoso che procurarci il piacere proprio nella sofferenza, anzi attraverso la sofferenza, e ricercare anche tra le lacrime il godimento?»
31. hoc quod vivimus proximum nihilo est; et tamen, o dementiam nostram, late disponitur.
«31. questo tempo che viviamo è prossimo al nulla; e tuttavia, o nostra follia, viene distribuito per un ampio spazio».
1 Questa considerazione spiega il senso di quanto dice Tacito nella Germania (27) a proposito dei funerali: Lamenta ac lacrimas cito, dolorem et tristitiam tarde ponunt. Feminis lugere honestum est, viris meminisse.
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