giovedì 12 dicembre 2024

Euripide, Baccanti – testo traduzione e commento – Maturità 2025 – 1° episodio: vv. 221-225


πλήρεις δὲ θιάσοις ἐν μέσοισιν ἑστάναι

κρατῆρας, ἄλλην δ' ἄλλοσ' εἰς ἐρημίαν

πτώσσουσαν εὐναῖς ἀρσένων ὑπηρετεῖν,

πρόφασιν μὲν ὡς δὴ μαινάδας θυοσκόους,

τὴν δ' Ἀφροδίτην πρόσθ' ἄγειν τοῦ Βακχίου.1     225


1 221-225: «che pieni stanno in mezzo ai tiasi / i crateri, e che una qua una là andando a nascondersi / in un luogo appartato prestano servizio ai letti dei maschi, / con il pretesto che sono menadi addette ai sacrifici, / solo che mettono Afrodite davanti a Bacco».
221 – ἑστάναι: infinito perfetto di ἵστημι, con valore intransitivo.
222-223 – ἄλλην ὑπηρετεῖν: a quanto pare accuse del genere erano rivolte nell’Atene dei tempi di Euripide ai nuovi culti misterici, come per esempio apprendiamo da Cicerone (De legibus, II, 37) a proposito del culto di Sabazio: Novos vero deos et in his colendis nocturnas pervigilationes sic Aristophanes facetissumus poeta veteris comoediae vexat, «Aristofane, spiritosissimo poeta della commedia antica, se la prende così con i nuovi dèi e le veglie notturne in cui questi vengono venerati». Questa potrebbe essere una delle ragioni per cui Penteo insiste sull’accusa (vv. 237 sq., 260 sq., 353 sq., 487) e vi ritorna (v. 957 sq.) anche dopo che questa si è dimostrata falsa grazie alla testimonianza di un testimone oculare (vv. 686 sq.). Ma questa insistenza sul tema del sesso è anche rivelatrice della psicologia di Penteo. Il suo atteggiamento nei confronti delle Baccanti non è di mera repulsione: diversamente da Ippolito, egli è il tetro puritano la cui passionalità è composta di orrore e desiderio inconscio, ed è questo ciò che lo conduce alla rovina, poiché si farà convincere da Dioniso ad andare sul Citerone spinto dalla voglia di sbirciare.
225 – ἄγειν: a rigor di logica ci vorrebbe un participio congiunto ἀγούσας, concordato con μαινάδας del verso precedente; solo che la rabbia non è logica, e la beffa finale guadagna in forza grazie al fatto di essere espressa nel medesimo costrutto di ἑστάναι e ὑπηρετεῖν.

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