sabato 7 dicembre 2024

Euripide, Baccanti – testo traduzione e commento – Maturità 2025 – Parodo: vv. 135-169 (epodo)

 

ἡδύ γ ἐν ὄρεσσιν ὅταν                                 135

ἐκ θιάσων δρομαίων

πέσῃ πεδόσε, νεβρίδος ἔχων

ἱερὸν ἐνδυτόν, ἀγρεύων

αἷμα τραγοκτόνον, ὠμοφάγον χάριν,

ἱέμενος εἰς ὄρεα Φρύγια Λύδι'                     140

ὁ δ' ἔξαρχος Βρόμιος·

εὖοἷ.1

ῥεῖ δὲ γάλακτι πέδον, ῥεῖ δ' οἴνῳ,

ῥεῖ δὲ μελισσᾶν νέκταρι.

Συρίας δ' ὡς λιβάνου κα-

πνὸν ὁ Βακχεὺς ἀνέχων                                145

πυρσώδη φλόγα πεύκας

ἐκ νάρθηκος ἀίσσει

δρόμῳ καὶ χοροῖσιν

πλανάτας ἐρεθίζων

ἰαχαῖς τ' ἀναπάλλων

τρυφερόν ‹τε› πλόκαμον εἰς αἰθέρα ῥίπτων.2    150

ἅμα δ' ἐπ' εὐάσμασιν ἐπιβρέμει τοιάδ'·†

Ὦ ἴτε βάκχαι,

ὦ ἴτε βάκχαι,

Τμώλου χρυσορόου χλιδᾴ

μέλπετε τὸν Διόνυσον                                 155

βαρυβρόμων ὑπὸ τυμπάνων,

εὔια τὸν εὔιον ἀγαλλόμεναι θεὸν

ἐν Φρυγίαισι βοαῖς ἐνοπαῖσί τε,

λωτὸς ὅταν εὐκέλαδος                                 160

ἱερὸς ἱερὰ παίγματα βρέμῃ σύνοχα

φοιτάσιν εἰς ὄρος εἰς ὄρος· ἡδομέ-             165

να δ' ἄρα πῶλος ὅπως ἅμα ματέρι

φορβάδι κῶλον ἄγει ταχύπουν σκιρτήμασι βάκχα.3


1 135-141: «È dolce sui monti quando / dai tiasi in corsa / uno cade al suolo, con la sacra / veste della nebride, cacciando / sangue di capro ucciso, gioia crudivora, / lanciandosi sui monti Frigi Lidi / e il capo è Bromio: / evoè».
Qui il soggetto indeterminato è da indentificare con il/la partecipante al rito che è guidato dal dio come celebrante.
139 – ὠμοφάγον χάριν: questo è il rito supremo della τριετηρίς.
141 – ἔξαρχος: un titolo di culto nel rito affine di Sabazio e, probabilmente anche in quello di Dioniso. Siccome il coro qui non sa ancora che lo straniero è effettivamente Dioniso, sembra parlare con più verità di quanto sappia: la sua guida è infatti Bromio in senso letterale, non semplicemente in senso religioso. Se è così, si tratta di “ironia tragica”.

2 142-150: «Scorre di latte il suolo, scorre di vino, / scorre di nettare di api. / Bacco tenendo alta / come fumo d’incenso di Siria / la fiamma infuocata dalla / torcia di pino si slancia / con la corsa e le mani / incitando le vaganti / e eccitandole con grida / e lanciando in aria la tenera chioma».
142-143 – «Un bell’effetto onirico dopo l’orrore dell’ὠμοφαγία» (Murray, riportato da Dodds).

3 151-169: «E insieme alle urla di evoè grida tali cose: / “O andate baccanti, / o andate baccanti, con il fascino dello Tmolo dai fiumi d’oro / cantate Dioniso / accompagnate dai timpani dal cupo rimbombo, / celebrando con evoè il dio dell’ evoè / nelle urla e grida Frigie, / quando il sacro flauto / melodioso fa risuonare sacri ritornelli che si accordano / alle folli al monte al monte;” lieta / allora come una puledra insieme alla madre / al pascolo spinge l’arto dal piè veloce, saltellando, la baccante».
154 – Τμώλου χρυσορόου: perché il fiume Pactolo, come dice Erodoto (V, 101) σφι ψῆγμα χρυσοῦ καταφορέων ἐκ τοῦ Τμώλου διὰ μέσης τῆς ἀγορῆς ῥέει, «trasportando giù dallo Tmolo sabbia d’oro scorre attraverso la piazza».
166-169 – Il quadretto idillico finale descrive bene l’armoniosa fusione tra l’uomo e la natura, che è poi l’elemento fondamentale dello spirito dionisiaco che proprio in questo si contrappone al principium individuationis che è invece l’elemento fondamentale dello spirito apollineo. L’assimilazione della baccante alla puledra saltellante richiama il celebre frammento di Anacreonte (78 G.): πῶλε Θρηικίη, τί δή με λοξὸν ὄμμασι βλέπουσα / νηλέως φεύγεις, δοκεῖς δέ μ' οὐδὲν εἰδέναι σοφόν; / ἴσθι τοι, καλῶς μὲν ἄν τοι τὸν χαλινὸν ἐμβάλοιμι, / ἡνίας δ' ἔχων στρέφοιμί σ' ἀμφὶ τέρματα δρόμου· / νῦν δὲ λειμῶνάς τε βόσκεαι κοῦφά τε σκιρτῶσα παίζεις, / δεξιὸν γὰρ ἱπποπείρην οὐκ ἔχεις ἐπεμβάτην, «Puledra tracia, perché guardandomi con gli occhi di traverso / mi sfuggi spietatamente, credi che io non sappia nulla di saggio? / Sappi che io potrei metterti bene il morso, / e tenendo le redini potrei farti girare intorno alla meta della corsa; / ora invece pascoli nei prati e saltellando leggera giochi, / infatti non hai un abile cavalieri che ti monti».

La parodo è la vera espressione della religione dionisiaca; nel quinto episodio le baccanti che sbranano Penteo rappresentano invece la maledizione con cui Dioniso punisce chi non lo venera.

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