domenica 8 dicembre 2024

Euripide, Baccanti – testo traduzione e commento – Maturità 2025 – 1° episodio: vv. 170-190

 

ΤΕΙΡΕΣΙΑΣ

τίς ἐν πύλαισι; Κάδμον ἐκκάλει δόμων,     170

Ἀγήνορος παῖδ', ὃς πόλιν Σιδωνίαν

λιπὼν ἐπύργωσ' ἄστυ Θηβαίων τόδε.

ἴτω τις, εἰσάγγελλε Τειρεσίας ὅτι

ζητεῖ νιν· οἶδε δ' αὐτὸς ὧν ἥκω πέρι

ἅ τε ξυνεθέμην πρέσβυς ὢν γεραιτέρῳ,     175

θύρσους ἀνάπτειν καὶ νεβρῶν δορὰς ἔχειν

στεφανοῦν τε κρᾶτα κισσίνοις βλαστήμασιν.1

ΚΑΔΜΟΣ

ὦ φίλταθ', ὡς σὴν γῆρυν ᾐσθόμην κλυὼν

σοφὴν σοφοῦ παρ' ἀνδρός, ἐν δόμοισιν ὤν·

ἥκω δ' ἕτοιμος τήνδ' ἔχων σκευὴν θεοῦ·     180

δεῖ γάρ νιν ὄντα παῖδα θυγατρὸς ἐξ ἐμῆς

[Διόνυσον ὃς πέφηνεν ἀνθρώποις θεὸς]

ὅσον καθ' ἡμᾶς δυνατὸν αὔξεσθαι μέγαν.2

ποῖ δεῖ χορεύειν, ποῖ καθιστάναι πόδα

καὶ κρᾶτα σεῖσαι πολιόν; ἐξηγοῦ σύ μοι     185

γέρων γέροντι, Τειρεσία· σὺ γὰρ σοφός.

ὡς οὐ κάμοιμ' ἂν οὔτε νύκτ' οὔθ' ἡμέραν

θύρσῳ κροτῶν γῆν· ἐπιλελήσμεθ' ἡδέως

γέροντες ὄντες.

Τε.                     ταὔτ' ἐμοὶ πάσχεις ἄρα·

κἀγὼ γὰρ ἡβῶ κἀπιχειρήσω χοροῖς.3         190


1 170-177: «Chi è alla porta? chiama fuori dal palazzo Cadmo, / figlio di Agenore, che dopo aver lasciato la città / di Sidone munì di torri questa rocca dei Tebani. / Vada qualcuno, tu annuncia che Tiresia / lo cerca; sa lui per quali ragioni sono giunto / e su cosa mi accordai io vecchio con lui più vecchio, / annodare i tirsi e indossare pelli di cerbiatti / e incoronare il capo con germogli di edera».
L’ingresso in scena di Tiresia è quello di un personaggio vestito da baccante, ma maschio, vecchio e cieco.
170-172 – Κάδμον τόδε: seguendo le convenzioni del teatro antico, Cadmo viene introdotto formalmente, presumibilmente a beneficio del pubblico meno colto. Cadmo era originario di Sidone, in Fenicia (come la Didone dell’Eneide); il padre Agenore era il re della città. Dopo il rapimento di Europa, sua sorella, viene mandato dal padre per trovarla. Giunto a Delfi l’oracolo gli dice di interrompere l’inseguimento e fondare una città. Giunto nel luogo dove sarebbe sorta Tebe, ammazza un drago che aveva ucciso molti dei suoi uomini presso una sorgente d’acqua da questo custodita. Su suggerimento di Atena semina i denti del drago, da cui nascono dalla terra gli sparti, guerrieri armati di tutto punto; Cadmo lancia una pietra in mezzo a questi scatenando una rissa in cui gli sparti si uccidono tra loro quasi tutti. Quindi Cadmo costruisce Tebe, sposa Armonia, figlia di Ares, e delle figlie Agave sposa Echione, uno degli sparti sopravvissuti: dalla loro unione nasce Penteo; dall’unione di Semele con Zeus nasce Dioniso. λιπὼν: participio aoristo di λείπω.
174 – ὧν πέρι: anastrofe con baritonesi.
175 ξυνεθέμην: aoristo 3° medio di συντίθημι, nella forma dialettale attica con ξ.
176 – ἀνάπτειν: letteralmente significa «legare», cioè costruire un tirso annodando un ramo di foglie d’edera intorno al νάρθηξ, il bastone di finocchio selvatico.

2 178-183: «O carissimo, siccome ascoltando ho percepito la tua voce / sapiente proveniente da uomo sapiente, mentre ero nel / palazzo: eccomi qui pronto con questi paramenti del dio; / bisogna infatti che lui essendo figlio di mia figlia / [Dioniso, che si è rivelato agli uomini come dio] / per quanto ci è possibile sia glorificato come grande».
178 – ὡς: qui ha valore causale; rende conto del motivo per cui chiama Tiresia carissimo prima di averlo visto: pronuncia infatti queste parole mentre apre le porte. – ᾐσθόμην: aoristo di αἰσθάνομαι, «percepisco con i sensi»; in latino sentio, animadverto.
179 – σοφὴν σοφοῦ: la σοφία, «sapienza», vero o falsa è un motivo ricorrente nel dramma, specialmente in questo episodio (vv. 186, 200, 203, 266 sqq., 311 sq., 332) e il verso 395 del primo stasimo è forse in nucleo concettuale di questo dramma e del dramma in generale: τὸ σοφὸν δ' οὐ σοφία, «il sapere non è sapienza», su cui vedi il mio articolo.
182 – πέφηνεν: perfetto di φαίνω, con valore intransitivo.
183 – αὔξεσθαι μέγαν: accrescere la potenza di una divinità con un determinato rituale sembra sia stato lo scopo dei sacrifici dell’antichità nei suoi primi tempi, prima che venisse concepito come un dono fatto per ottenere il suo favore. αὔξεσθαι: infinito aoristo medio di αὐξάνω.

3 184-190: «Dove si deve danzare, dove posizionare il piede / e scuotere il capo canuto? Spiegalo tu, vecchio, / a me, vecchio, Tiresia: tu infatti sei sapiente. / Giacché io non mi stancherei né di notte né di giorno / di battere la terra col tirso: ci siamo dimenticati / con piacere di essere vecchi. Ti. Allora provi le stesse sensazioni mie: / anche io infatti mi sento giovane e mi accingerò alle danze».
185 – σεῖσαι: infinito aoristo di σείω.
187 κάμοιμι: ottativo aoristo di κάμνω, in unione con ἂν per indicare possibilità.
188-189: ἀντιλαβή, la divisione di un verso tra due attori. Quando invece si scambiano un verso a testa si dice στιχομυθία. In questa tragedia è usata con molta parsimonia. In genere è impiegata per comunicare concitazione, qui per esempio potrebbe suggerire l’eccitazione di Tiresia per la comparsa dei segnali dell’invasamento bacchico. ἐπιλελήσμεθα: perfetto medio-passivo di ἐπιλανθάνω ἡδέως: questa correzione per ἡδέων fu fatta per la prima volta dal poeta Milton che la annotò, insieme ad altre congetture, a margine della sua copia delle Baccanti. γέροντες ὄντες: non è raro in Euripide questo genere di figure di suono, per le quali i Greci non avevano molta sensibilità, a differenza nostra (si pensi alla letteratura medievale, Dante per esempio) e dei Romani, che usavano l’allitterazione già nelle leggi delle dodici tavole.

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