lunedì 26 agosto 2024

Seneca, Epistulae, 24


  1. Est sine dubio stultum, quia quandoque sis futurus miser, esse iam miserum.

  «1. È senza dubbio da stolti, siccome un giorno potrai essere infelice, essere già ora infelice1».

 5. Vide quanto acrior sit ad occupanda pericula virtus quam crudelitas ad irroganda.

  «5. Guarda quanto sia più risoluta la virtù a prendere parte ai pericoli che la crudeltà a infliggerli».

  13. non hominibus tantum sed rebus persona demenda est et reddenda facies sua2.

  «13. Non solo agli uomini ma anche alle cose bisogna levare la maschera e restituire il loro aspetto autentico».

  19. non repente nos in mortem incidere sed minutatim procedere3. 20. Cotidie morimur; cotidie enim demitur aliqua pars vitae, et tunc quoque cum crescimus vita decrescit.

 «19. … (che) noi non cadiamo all’improvviso nella morte ma ci avviciniamo a poco a poco. 20. Ogni giorno moriamo; ogni giorno infatti viene tolta una parte della vita, anche allora quando cresciamo la vita decresce».

 25. Vir fortis ac sapiens non fugere debet e vita sed exire; et ante omnia ille quoque vitetur affectus qui multos occupavit, libido moriendi.

  «25. Un uomo forte e sapiente non deve fuggire dalla vita ma uscirne; e prima di tutto sia evitato anche quel sentimento che si impossessò di molti, la brama di morire».

  26. Multi sunt qui non acerbum iudicent vivere sed supervacuum.

  «26. Ci sono molti che giudicano il vivere non amaro ma superfluo».

1 Cfr. Epistulae, 13, 5: Quaedam ergo nos magis torquent quam debent, quaedam ante torquent quam debent, quaedam torquent cum omnino non debeant; aut augemus dolorem aut praecipimus aut fingimus, «Certe cose dunque ci tormentano più di quanto devono, certe ci tormentano prima di quanto devono, certe altre ci tormentano non dovendo affatto; o accresciamo il dolore o lo anticipiamo o lo inventiamo». Tucidide attribuisce un atteggiamento simile agli Ateniesi nelle parole di Pericle (II, 39, 4) καίτοι εἰ ῥᾳθυμίᾳ μᾶλλον ἢ πόνων μελέτῃ καὶ μὴ μετὰ νόμων τὸ πλέον ἢ τρόπων ἀνδρείας ἐθέλομεν κινδυνεύειν, περιγίγνεται ἡμῖν τοῖς τε μέλλουσιν ἀλγεινοῖς μὴ προκάμνειν, «Per altro se preferiamo rischiare con noncuranza più che con esercizio alle fatiche e non con le leggi più che con il vigore dei caratteri, ce ne deriva di non abbatterci in anticipo per i dolori futuri».

2 Cfr. Lucrezio, De rerum natura, III, vv. 55-58: quo magis in dubiis hominem spectare periclis / convenit / adversisque in rebus noscere qui sit; / nam verae voces tum demum pectore ab imo / eliciuntur [et] eripitur persona manet res., «A maggior ragione è necessario osservare luomo nei dubbiosi / pericoli e conoscere chi sia nelle avversità; infatti allora infine le vere voci dal profondo del cuore / erompono e viene strappata la maschera, rimane lessenza».

3 Cfr. carpit nos illa, non corripit, «ci prende un po’ alla volta quella (la morte), non ci afferra all’improvviso» (Epistulae, 120, 18).

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