1453b
I caratteri: devono essere di valore, adatti, somiglianti e infine coerenti; in quest’ultimo caso la coerenza può non appartenere al personaggio in sé, cioè si può rappresentare un personaggio dal carattere incoerente però ὅμως ὁμαλῶς ἀνώμαλον δεῖ εἶναι, «deve comunque essere coerentemente incoerente», come l’Amleto nell’omonima tragedia di Shakespeare (atto II, scena 2, vv. 204-205): Though this be madness, yet there is method / in ’t, «sarà follia, ma c’è pure del metodo in essa».
Ci sono poi vari tipi di riconoscimento: attraverso segni, quelli operati dl poeta, grazie alla memoria e un quarto ἐκ συλλογισμοῦ, οἷον ἐν Χοηφόροις, «per deduzione, come nelle Coefore» (1455a). Questo episodio è particolarmente famoso perché è ripreso dagli altri due tragediografi: è criticato implicitamente da Sofocle ed esplicitamente da Euripide nelle rispettive Elettra. I versi in questione sono:
Eschilo, Coefore, vv. 168-178
Ηλ. ὁρῶ τομαῖον τόνδε βόστρυχον τάφῳ.
«vedo qui un ricciolo reciso sul sepolcro».
Χο. τίνος ποτ' ἀνδρὸς ἢ βαθυζώνου κόρης;
«di quale uomo mai o di quale fanciulla dalla bassa cintura?»
Ηλ. εὐξύμβολον τόδ' ἐστὶ παντὶ δοξάσαι.
«questa è una congettura facile da formulare per chiunque»
Χο. πῶς οὖν παλαιὰ παρὰ νεωτέρας μάθω;
«Dunque dovrei imparare io vecchia da una più giovane?»
Ηλ. οὐκ ἔστιν ὅστις πλὴν ἐμοῦ κείραιτό νιν.
«Non c’è nessuno tranne me che potrebbe esserselo tagliato».
Χο. ἐχθροὶ γὰρ οἷς προσῆκε πενθῆσαι τριχί.
«Sono ostili infatti coloro ai quali conveniva esprimere il lutto con una ciocca di capelli».
Ηλ. καὶ μὴν ὅδ' ἐστὶ κάρτ' ἰδεῖν ὁμόπτερος ‑
«E certamente, a vederlo, questo ricciolo è del tutto simile».
Χο. ποίαις ἐθείραις; τοῦτο γὰρ θέλω μαθεῖν.
«A quali capelli? questo infatti voglio sapere».
Ηλ. αὐτοῖσιν ἡμῖν κάρτα προσφερὴς ἰδεῖν.
«Del tutto somigliante proprio ai miei a vederlo».
Χο. μῶν οὖν Ὀρέστου κρύβδα δῶρον ἦν τόδε;
«Dunque era forse un dono di Oreste questo, fatto segretamente?»
Ηλ. μάλιστ' ἐκείνου βοστρύχοις προσείδεται.
«Assomiglia moltissimo ai riccioli di quello».
vv. 205-206
καὶ μὴν στίβοι γε, δεύτερον τεκμήριον,
ποδῶν ὅμοιοι τοῖς τ' ἐμοῖσιν ἐμφερεῖς.
«e ancora un secondo indizio, delle impronte / di piedi uguali e coincidenti con i miei».
Sofocle, Elettra, vv. 900-904
ἐσχάτης δ' ὁρῶ
πυρᾶς νεώρη βόστρυχον τετμημένον·
κεὐθὺς τάλαιν' ὡς εἶδον, ἐμπαίει τί μοι
ψυχῇ σύνηθες ὄμμα, φιλτάτου βροτῶν
πάντων Ὀρέστου τοῦθ' ὁρᾶν τεκμήριον·
«vedo all’estremità / del sepolcro un ricciolo reciso di recente; / e non appena l’ho vista, infelice, mi colpisce / nell’anima un’immagine familiare, questo a vederlo è / un indizio di Oreste, il più caro tra i mortali».
Subito però Elettra viene smentita dalla notizia che Oreste è morto e l’attenzione si sposta sulla sua condizione di donna umiliata. Solo dopo che Oreste avrà appurato la purezza del cuore della sorella si farà riconoscere, non però dai capelli, bensì dal sigillo che porta al dito:
vv. 1221-1222
ΟΡ. Τήνδε προσβλέψασά μου
σφραγῖδα πατρὸς ἔκμαθ' εἰ σαφῆ λέγω.
«Osserva questo sigillo di mio padre e impara se dico la verità».
Nella versione di Euripide Oreste, presentatosi in incognito, viene ospitato da Elettra nella sua umile casa; le parole che seguono sono di un vecchio servitore di Agamennone che ha portato un agnello per gli ospiti ed è passato dl sepocro di Agamennone.
Euripide, Elettra, vv. 513-15
πυρᾶς δ' ἔπ' αὐτῆς οἶν μελάγχιμον πόκῳ
σφάγιον ἐσεῖδον αἷμά τ' οὐ πάλαι χυθὲν
ξανθῆς τε χαίτης βοστρύχους κεκαρμένους.
«Proprio sul sepolcro vidi una pecora nera / di pelo sgozzata e sangue versato da non molto / e riccioli recisi di capelli biondi».
vv. 518-523
ἀλλ’ ἦλθ’ ἴσως που σὸς κασίγνητος λάθρᾳ,
μολὼν δ’ ἐθαύμασ’ ἄθλιον τύμβον πατρός.
σκέψαι δὲ χαίτην προστιθεῖσα σῇ κόμῃ,
εἰ χρῶμα ταὐτὸν κουρίμης ἔσται τριχός·
φιλεῖ γάρ, αἷμα ταὐτὸν οἷς ἂν ᾖ πατρός,
τὰ πόλλ’ ὅμοια σώματος πεφυκέναι.
«Ma forse è arrivato in qualche modo di nascosto tuo fratello, / e una volta giunto ha onorato la tomba del povero padre. /Ma avvicina la ciocca alla tua chioma e guarda, / se il colore sarà il medesimo del capello tagliato: / Sono soliti infatti, per chi ha il medesimo sangue del padre, essere simili per natura la maggior parte dei tratti somatici».
La risposta di Elettra al vecchio è fulminante (vv. 524-531):
Ηλ. οὐκ ἄξι' ἀνδρός, ὦ γέρον, σοφοῦ λέγεις,
εἰ κρυπτὸν ἐς γῆν τήνδ' ἂν Αἰγίσθου φόβῳ
δοκεῖς ἀδελφὸν τὸν ἐμὸν εὐθαρσῆ μολεῖν.
ἔπειτα χαίτης πῶς συνοίσεται πλόκος,
ὁ μὲν παλαίστραις ἀνδρὸς εὐγενοῦς τραφείς,
ὁ δὲ κτενισμοῖς θῆλυς; ἀλλ' ἀμήχανον.
πολλοῖς δ' ἂν εὕροις βοστρύχους ὁμοπτέρους
καὶ μὴ γεγῶσιν αἵματος ταὐτοῦ, γέρον.
«Vecchio, dici cose indegne di un uomo saggio, / se credi che mio fratello che è coraggioso possa essere giunto / in questa terra di nascosto per paura di Egisto. / Poi come si confronterà una ciocca di capelli, / una cresciuto da un uomo nobile nelle palestre, / l’altra femminile e pettinata? Ma è assurdo. / Puoi trovare riccioli simili in molti / anche se non sono nati dal medesimo sangue, vecchio».
1455a
πασῶν δὲ βελτίστη ἀναγνώρισις ἡ ἐξ αὐτῶν τῶν πραγμάτων, τῆς ἐκπλήξεως γιγνομένης δι' εἰκότων, οἷον ἐν τῷ Σοφοκλέους Οἰδίποδι καὶ τῇ Ἰφιγενείᾳ.
«Ma il riconoscimento più bello di tutti è quello che risulta dalle azioni stesse, essendoci la sorpresa mediante somiglianze, come nell’Edipo di Sofocle e nell’Ifigenia».
Δεῖ δὲ τοὺς μύθους συνιστάναι καὶ τῇ λέξει συναπεργάζεσθαι ὅτι μάλιστα πρὸ ὀμμάτων τιθέμενον· οὕτω γὰρ ἂν ἐναργέστατα [ὁ] ὁρῶν ὥσπερ παρ' αὐτοῖς γιγνόμενος τοῖς πραττομένοις εὑρίσκοι τὸ πρέπον καὶ ἥκιστα ἂν λανθάνοι [τὸ] τὰ ὑπεναντία.
«Bisogna comporre i racconti e rifinirli con il linguaggio ponendoli il più possibile davanti agli occhi; potendo così vedere nel modo più chiaro come se si fosse presenti ai fatti stessi si troverebbe ciò che è conveniente sfuggiranno al minimo le contraddizioni».