DIONISO
Sono giunto, figlio di Zeus, a questa terra tebana,1
Dioniso, che un giorno la figlia di Cadmo genera,
Semele fatta partorire dal fuoco della folgore2;
dopo aver preso in cambio, da dio, forma mortale
eccomi alle sorgenti di Dirce e all’acqua dell’Ismeno3. 5
Ma vedo il sepolcro della madre colpita dal fulmine4
qui vicino alla reggia e le rovine del palazzo
fumanti della fiamma viva ancora del fuoco di Zeus,
immortale oltraggio di Era a mia madre.
1 v. 1 – Ἥκω: una parola prediletta per un’apparizione soprannaturale. Cfr. Ecuba (vv. 1.2, il fantasma): Ἥκω νεκρῶν κευθμῶνα καὶ σκότου πύλας / λιπών, «Sono giunto, avendo lasciato i recessi dei morti / e le porte delle tenebre»; Troiane (vv. 1-2, Poseidone): Ἥκω λιπὼν Αἴγαιον ἁλμυρὸν βάθος / πόντου Ποσειδῶν, «Sono giunto, io Poseidone, avendo lasciato la salsa / profondità Egea del mare»; Ione (v. 5, Hermes): ἥκω δὲ Δελφῶν τήνδε γῆν, «sono giunto a questa terra di Delfi»; ma anche Prometeo incatenato (vv. 284-85, Oceano): ἥκω δολιχῆς τέρμα κελεύθου / διαμειψάμενος πρὸς σέ, Προμηθεῦ, «Sono giunto, dopo aver varcato il termine di un lungo / percorso, da te, Prometeo». Διὸς παῖς …Διόνυσος: l’imperiosa affermazione della sua personalità divina risuona come una sfida e una minaccia. Cfr. vv. 27 Διόνυσον … Διός, 550 ὦ Διὸς παῖ, 859-860 τὸν Διὸς Διόνυσον. Euripide sembra connettere i due nomi etimologicamente prendendo Διόνυσος come «figlio di Zeus».
2 v. 3 – La storia del parto di Semele viene raccontata nella parodo ai versi 89 sqq.
3 v. 5 – πάρειμι = adsum. Dirce e Ismeno sono fiumi di Tebe, la διπόταμος πολις, «la città dai due fiumi» (Euripide, Supplici, 621).
4 vv. 6-12 – Ogni luogo (o persona) colpito da un fulmine era sentito nell’antichità come speciale, un punto in cui il mondo naturale è stato toccato da quello soprannaturale. Proprio come Capaneo divenne ἱερὸς νεκρός, «sacro cadavere» quando il fulmine lo uccise, e dovette essere sepolto in un luogo separato (cfr. Euripide, Supplici, vv. 934-936 dove parlano Teseo e Adrasto: Θη. τὸν μὲν Διὸς πληγέντα Καπανέα πυρὶ / Αδ. ἦ χωρὶς ἱερὸν ὡς νεκρὸν θάψαι θέλεις; / Θη. ναί· τοὺς δέ γ' ἄλλους πάντας ἐν μιᾳ πυρᾳ, «Te. Capaneo colpito dal fuoco di Zeus… / Ad. Vuoi seppellirlo a parte, in quanto sacro cadavere? / Te. Sì: e tutti gli altri in una sola pira»), così il punto della terra che il fulmine a marchiato come suo proprio diventa in Grecia un ἐνηλύσιον, «luogo proibito», in Italia un bidental, cioè un monumento, inaugurato col sacrificio di una pecora bidens, in un luogo colpito dal fulmine, ed è considerato tabù, ἄβατον (v. 10). Questi luoghi erano dedicati a Ζεὺς καταιβάτης, «Zeus che scende» e ad essi erano offerti sacrifici. Un ἄβατον di questo genere esisteva a Tebe ai tempi di Euripide e anche dopo per molto tempo (come ci dice Pausania, 9, 12, 3), ed era mostrato ai turisti come tale ancora nel II secolo d.C.. Euripide evidentemente aveva una certa conoscenza del culto tebano e dei luoghi di culto.
Semele figura come la moglie tebana di Zeus e madre di Dioniso nello strato più tardo della tradizione epica (Iliade, XIV, vv. 323 sqq, Esiodo, Teogonia, vv. 940 sqq.). Esiodo ci dice che partorì Dioniso ἀθάνατον θνητή· νῦν δ' ἀμφότεροι θεοί εἰσιν, «lui mortale ella mortale; ora entrambi sono dèi». Ciò inverte lo svolgimento storico dei fatti. È probabile che fosse una divinità anatolica della terra e quando le leggende di Dioniso si innestarono nella tradizione tebana ella diventò una principessa mortale; ma è come dea della terra che diventò Sposa della Folgore: nell’Europa meridionale il temporale e benefico così come terribile – il fulmine distrugge, ma la pioggia anima il seme nella terra, sicché Semele muore e Dioniso nasce. Però Semele non può restare morta. Nelle Baccanti, sebbene sia mortale, ha un posto nel culto di suo figlio: vedi v. 998, dove il coro biasima Penteo che vuole contrastare <σά> βάκχι’ ὄργια ματρός τε σᾶς, «i riti bacchici tuoi e di tua madre».
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