martedì 19 novembre 2024

Euripide, Baccanti – Introduzione di Dodds – 9 – Maturità 2025

 

Gli scrittori tardi spiegarono la ὠμοφαγία come fecero per la danza: immaginarono che essa commemorasse il giorno in cui il Dioniso infante fu sbranato e divorato. Ma (a) possiamo difficilmente dissociare il rito dalla diffusa credenza in ciò che Frazer chiamògli effetti omeopatici di una dieta a base di carne: se tu fai a brandelli qualcosa e la mangi calda e sanguinante, aggiungi i suoi poteri vitali ai tuoi propri, perchéil sangue è vita”; (b) pare probabile che si ritenesse che la vittima incarnasse i poteri vitali del dio stesso, i quali, con latto della ὠμοφαγία, si trasferivano ai suoi devoti. La vittima più comune era un toro – ecco perché Aristofane parla di “riti bacchici di Cratino mangia-tori”.1 Sappiamo anche di ὠμοφαγίαι di capre selvatiche o di cerbiatti, e dilaniamenti di vipere; le donne invece che sbranarono Penteo lo credevano un leone. In parecchie di queste creature possiamo riconoscere le incarnazioni bestiali del dio: cfr. Baccanti, vv. 1017-192, dove il fedele gli gridava di apparire come toro, serpente, o leone. Per gente dedita alla pastorizia come quella della Beozia o dellElide non c’è nessun altro simbolo più luminoso della potenza della natura che il toro. Ein forma di toro, infuriando con lo zoccolo bestiale, che Dioniso viene invocato nellantico inno delle donne dellElide3, così come è in forma di toro che egli si prende gioco del suo persecutore nelle Baccanti (v. 618); e gli scultori qualche volta lo mostrano, come Penteo lo vide in una visione (Baccanti, v. 922)4, come un uomo con le corna. Nellinno omerico (7, 44) si manifesta come leone, e questa può ben essere la più antica delle sue forme animali5.

1 Rane, v. 357: Κρατίνου τοῦ ταυροφάγου […] Βακχεῖα.

2 [N.d.T.] φάνηθι ταῦρος ἢ πολύκρανος ἰδεῖν / δράκων ἢ πυριφλέγων ὁρᾶσθαι λέων, «Mostrati come toro o drago dalle molte teste / a vedersi o leone fiammeggiante alla vista».

3 Plutarco, Quaestiones Graecae, 36, 299b: βοέῳ ποδὶ θύων […] ἄξιε ταῦρε, «con piede bovino infuriando […] o sacro toro».

4 [N.d.T.] ἀλλ' ἦ ποτ' ἦσθα θήρ; τεταύρωσαι γὰρ οὖν, «Ma eri forse una belva? perché in effetti ti sei trasformato in toro».

5 Non c’erano leoni in Grecia in epoca storica; ma il leone sopravvisse nei più antichi templi del dio, in Asia Minore, Tracia, e Macedonia (Hdt., VII, 25, Xen, Cyr., 11, Pausania, 6, 5, 4).

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