ii. La religione dionisiaca ad Atene
I Greci sostenevano, senza dubbio correttamente, che questi singolari riti non erano originari dell’Ellade: Erodoto li chiama νεωστὶ ἐσηγμένα1 (II, 49, dove νεωστὶ sembra riferirsi ai tempi di Melampo, prima della guerra di Troia); ed Euripide rappresenta il culto dionisiaco come una sorta di “religione universale”, diffusa da missionari (come nessun culto originario greco lo era mai stato) da un paese ad un altro. In accordo con Erodoto, suo luogo d’origine sono le montagne di Lidia e di Frigia (Baccanti, vv. 13, 55, 86, ecc.), un’ipotesi supportata dalla moderna scoperta che Βάκχος è l’equivalente lidio di Dioniso. Altrove Dioniso è spessissimo rappresentato come un tracio: Omero lo collega con il tracio Licurgo (Iliade, VI, 130 sqq., cfr. Sofocle, Antigone, v. 955), e nel V secolo viaggiatori greci vennero a conoscenza del culto dionisiaco sui monti Pangeo e Rodope. Possiamo accettare anche questo: le alture della Tracia e quelle dell’Asia Minore ospitarono popolazioni di sangue e cultura affini (Erodoto, VIII, 73). I miti suggeriscono che la nuova divinità può di fatto aver raggiunto la Grecia continentale per due percorsi indipendenti – via mare, dalla costa asiatica attraverso Cos, Nasso, Delo e l’Eubea fino all’Attica, e attraverso la terraferma, dalla Tracia alla Macedonia, Beozia e Delfi. Il suo arrivo non può essere datato con esattezza, ma io penso che debba essere parecchio prima di quanto supposto, ad esempio, da Wilamowitz (il quale era propenso a porlo in epoca tarda, cioè intorno al 700 a. C.): non solo Semele è già una principessa tebana per l’autore della Διὸς ἀπάτη2 (Illiade, XIV, 323sqq.), ma i miti sull’introduzione sono associati a condizioni molto arcaiche – la monarchia ad Atene, il governo dei Minii ad Orcomeno e dei Pretidi e Perseidi ad Argo, il periodo cadmeo a Tebe.
1 [N.d.T.] «recentemente introdotti».
2 [N.d.T.] «inganno di Zeus»; è un episodio, così chiamato già dagli antichi editori, in cui Era seduce Zeus per distrarlo dalla guerra.
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