L’opinione pubblica ateniese è dunque, per quanto ci troviamo a conoscere, dalla parte della legge e dell’ordine. Quale sorta di forze emotive fossero impegnate sull’altra sponda lo possiamo in parte congetturare dai cori delle Baccanti, e il discorso di Tiresia può forse aiutarci a ricostruire le argomentazioni intellettuali per la difesa fatta in certi ambienti. Al contrario, possiamo comprendere meglio alcune parti del dramma se le rapportiamo a questo retroterra contemporaneo. Non suggerisco che il poeta trattò la venuta di Dioniso a Tebe come un’allegoria dell’arrivo ad Atene di Sabazio e cose simili: persino se avesse voluto fare così, i contorni della storia erano troppo solidamente fissati dalla tradizione per prestarsi ad un trattamento del genere. Sembra però probabile che la situazione contemporanea aiutasse a stimolare l’interesse di Euripide per quel mito in particolare; e che, nello scrivere certi passi delle Baccanti – soprattutto la scena di Penteo e Tiresia – egli avesse in mente, e si aspettasse che il suo pubblico avesse in mente, il parallelismo fra le due storie.
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