Ci sono, comunque, fenomeni paralleli in altre culture che possono aiutarci a capire la πάροδος delle Baccanti e la punizione di Agave. In molte società, forse in tutte le società, ci sono persone alle quali “le danze rituali procurano un’esperienza religiosa che sembra più soddisfacente e convincente di qualsiasi altra […] È con i loro muscoli che ottengono nel modo più facile la cognizione del divino.”1 Gli esempi meglio conosciuti sono i dervisci maomettani, gli Shakers americani, l’Hasidim ebraico e gli sciamani siberiani. Spesso la danza induce la sensazione di essere posseduti da una personalità estranea. La danza di questo genere è altamente contagiosa; “si diffonde come un incendio” (Baccanti, v. 778), e facilmente diventa un’ossessione compulsiva, che si impossessa persino degli scettici (come Agave), senza il consenso di una mente consapevole. Questo accadeva nella straordinaria follia danzante che periodicamente invase l’Europa dal quattordicesimo al diciassettesimo secolo, quando la gente danzava finché non si accasciava e giaceva a terra priva di coscienza (cfr. Baccanti, 136 e n.): per esempio, a Liegi nel 1374 “molte persone, apparentemente sane di mente e di corpo, furono improvvisamente possedute dal demonio” e lasciarono casa e famiglia per vagare lontano con i danzatori; Cadmo e Tiresia trovarono i propri corrispondenti nell’Italia del diciassettesimo secolo, dove “persino uomini vecchi di novant’anni mettevano da parte i loro bastoni al suono della tarantella e, come se qualche pozione magica, capace di ristabilire la loro giovinezza e il loro vigore, scorresse nelle loro vene, si univano a quei danzatori assai stravaganti”. Molti sostenevano che questa follia danzante potesse essere imposta alla gente, maledicendola con ciò, proprio come Dioniso aveva maledetto le figlie di Cadmo. In qualche caso l’ossessione riappariva a intervalli regolari, crescendo d’intensità fino al giorno di San Giovanni o di San Vito, quando si verificava uno scoppio che era seguito da un ritorno alla normalità; da qui si svilupparono periodiche “cure” per pazienti colpiti, mediante musica e danze estatiche, che in alcuni luoghi si sono cristallizzate in feste annuali.
1 Aldous Huxley, Ends and Means, 232, 235.
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