domenica 17 novembre 2024

Euripide, Baccanti – Introduzione di Dodds – 2 – Maturità 2025

 

DIONISO

i. La natura della religione dionisiaca1

Per i Greci dell’età classica Dioniso non era solamente, o per lo meno principalmente, il dio del vino. Plutarco ci dice molto, confermando con una citazione da Pindaro2, e anche i titoli del culto del dio lo confermano: egli è Δενδρίτης o Ἔνδενδρος, il Potere nellalbero; è Ἄνθιος il portatore di fiori, Κάρπιος, il portatore di frutti, Φλεύς oppure Φλέως, l’abbondanza della vita. Il suo dominio è, nelle parole di Plutarco, il complesso della ὑγρὰ φύσις (la natura fluida, N.d.T.) – non solo il fuoco liquido del chicco duva, ma anche la linfa impetuosa in un giovane albero, il sangue che pulsa nelle vene di un giovane animale, tutte le misteriose e incontrollabili correnti che fluiscono e rifluiscono nella vita della natura. Il nostro testimone più antico, Omero, non si riferisce mai esplicitamente a lui come al dio del vino; e può ben essere che la sua associazione con certe piante selvatiche, come labete e ledera, e con certi animali selvaggi, sia in effetti più antica di quella con la vite. Furono gli Alessandrini e poi soprattutto i Romani – con il loro ordinato funzionalismo e la loro allegra ottusità in tutti i problemi dello spirito – che scomposero Dioniso riducendolo al ‘gaio Bacco’, il dio del vino con la sua sfrenata banda di ninfe e di satiri3. In questo modo fu fatto proprio prendendolo dai Romani, dai pittori e dai poeti del Rinascimento; e furono essi che di volta in volta plasmarono l’immagine con cui il mondo moderno lo raffigura. Se vogliamo capire le Baccanti, il nostro primo passo è smettere di pensare tutto questo: dimenticare le raffigurazioni di Tiziano e Rubens, dimenticare Keats e il suo ‘dio delle bevute mozzafiato e della cinguettante gaiezza’, ricordare che ὄργια non sono orge, ma atti di devozione (cfr. v. 34 n.), e che βακχεύειν non significa ‘far baldoria ma avere un particolare tipo di esperienza religiosa - lesperienza della comunione con dio, che ha trasformato un essere umano in un βάκχος o una βάκχη (cfr. v. 115 n.).

1 Il primo scrittore moderno che ha compreso la psicologia dionisiaca è stato Erwin Rhode; il suo Psyche è ancora il libro fondamentale.

2 De Idide et Osiride, 35, 365a, che cita Pindaro, fr. 140 Bowra

3 Orazio è un’eccezione: Carmina, II, 19 e III, 25 mostrano una più profonda comprensione della vera natura del dio.

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