καὶ καταγελᾷς νιν ὡς ἐνερράφη Διὸς
μηρῷ; διδάξω σ' ὡς καλῶς ἔχει τόδε.
ἐπεί νιν ἥρπασ' ἐκ πυρὸς κεραυνίου
Ζεύς, ἐς δ' Ὄλυμπον βρέφος ἀνήγαγεν θεόν,
Ἥρα νιν ἤθελ' ἐκβαλεῖν ἀπ' οὐρανοῦ, 290
Ζεὺς δ' ἀντεμηχανήσαθ' οἷα δὴ θεός·
ῥήξας μέρος τι τοῦ χθόν' ἐγκυκλουμένου
αἰθέρος, ἔδωκε τόνδ' ὅμηρον, ἐκτιθεὶς
Διόνυσον Ἥρας νεικέων· χρόνῳ δέ νιν
βροτοὶ ῥαφῆναί φασιν ἐν μηρῷ Διός, 295
ὄνομα μεταστήσαντες, ὅτι θεᾷ θεὸς
Ἥραι ποθ' ὡμήρευσε, συνθέντες λόγον.1
1 286-297: «E tu lo deridi in quanto è stato cucito nella coscia / di Zeus? Ti spiegherò che questo è corretto. / Dopo che lo strappò al fuoco del fulmine / Zeus, e condusse sull’Olimpo il neonato in quanto dio, / Era voleva cacciarlo via dal cielo, / ma Zeus escogitò contromisure, quali un dio può fare: / avendo spezzato una parte dell’etere che circonda / la terra, consegnò questo come ostaggio, mettendo fuori / Dioniso dalla contesa con Era; col tempo / dicono i mortali che fu cucito nella coscia di Zeus, / scambiando il nome, per il fatto che un dio una volta fu / dato come ostaggio alla dea Era, e composero il racconto».
– Il passo può essere un esempio di quella tendenza a razionalizzare che Nietzsche imputa ad Euripide, influenzato da Socrate (vedi introduzione al Prologo).
286 – ἐνερράφη: aoristo passivo da ἐνράπτω, «cucio in».
288 – ἥρπασε: aoristo primo sigmatico di ἀρπάζω.
289 – ἀνήγαγεν: aoristo secondo di ἀνάγω. – θεόν: predicativo, per rafforzare la divinità di Dioniso.
290 – ἐκβαλεῖν: infinito aoristo secondo di ἐκβάλλω.
282 – ῥήξας: participio aoristo primo sigmatico di ῥήγνυμι.
293 – αἰθέρος: l’etere non è l’aria ma la sostanza di cui è fatto il cielo: Οὐρανοῦ δὲ καὶ ἄστρων οὐσίαν μὲν αἰθέρα καλοῦμεν, «chiamiamo etere la soatanza del cielo e delle stelle» (Aristotele, De mundo, 392a). Per il suo utilizzo come materia grezza per fabbricare copie fittizie cfr. la falsa Elena Ἥρα … / δίδωσι δ' οὐκ ἔμ' ἀλλ' ὁμοιώσασ' ἐμοὶ / εἴδωλον ἔμπνουν οὐρανοῦ ξυνθεῖσ' ἄπο / Πριάμου τυράννου παιδί, «Era … / consegna non me ma, avendolo reso uguale a me, / un fantasma respirante, componendolo dal cielo, / per il figlio del tiranno Priamo (Elena, 31-35); e αἰθήρ, ὅθεν σὺ θεοπόνητ' ἔχεις λέχη, «l’etere, per cui tu hai letti lavorati dagli dèi» (584; la vera Elena risponde a Menelao che le ha chiesto chi può fabbricare corpi che vedono). Dunque Zeus ha consegnato ad Era un εἴδωλον, un simulacro. – ἔδωκε: aoristo, cappatico, di δίδωμι. – ἐκτιθεὶς: participio presente di ἐκτίθημι.
295 – ῥαφῆναί: infinito aoristo passivo di ῥάπτω.
296 – ὄνομα μεταστήσαντες: il mito dunque nasce da una confusione lessicale, tra ὅμηρος, «ostaggio», μηρός, «coscia» e ὁμηρεύω, «sono ostaggio». – μεταστήσαντες: participio aoristo primo (con valore transitivo) di μεθίστημι.
297 – συνθέντες: participio aoristo di συντίθημι.
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