ἐκεῖνος εἶναί φησι Διόνυσον θεόν,
ἐκεῖνος ἐν μηρῷ ποτ' ἐρράφθαι Διός·
ὃς ἐκπυροῦται λαμπάσιν κεραυνίαις
σὺν μητρί, Δίους ὅτι γάμους ἐψεύσατο. 245
ταῦτ' οὐχὶ δεινὰ κἀγχόνης ἔστ' ἄξια,
ὕβρεις ὑβρίζειν, ὅστις ἔστιν ὁ ξένος;
ἀτὰρ τόδ' ἄλλο θαῦμα· τὸν τερασκόπον
ἐν ποικίλαισι νεβρίσι Τειρεσίαν ὁρῶ
πατέρα τε μητρὸς τῆς ἐμῆς, πολὺν γέλων, 250
νάρθηκι βακχεύοντ'· ἀναίνομαι, πάτερ,
τὸ γῆρας ὑμῶν εἰσορῶν νοῦν οὐκ ἔχον.1
1 242-252: «Quello dice che Dioniso è un dio, / quello dice che un giorno fu cucito nella coscia di Zeus; / lui che fu bruciato dai lampi di fulmine / con la madre, poiché aveva mentito sulle nozze con Zeus. / Non sono forse terribili queste cose e degne di impiccagione, / di infierire con oltraggi, chiunque sia lo straniero? / Ma ecco un’altra stranezza: l’osservatore di prodigi / Tiresia lo vedo in variegate nebridi / e il padre di mia madre, cosa molto ridicola, / che baccheggia col tirso; mi rifiuto, padre, / di guardare la vostra vecchiaia priva di senno».
242-243 – ἐκεῖνος … ἐκεῖνος: l’anafora è molto enfatica – cfr. l’uso di ille in latino, per esempio Tune ille Aeneas, quem Dardanio Anchisae / alma Venus Phrygii genuit Simoentis ad undam?, «Sei tu quell’Enea, che al dardano Anchise / la venranda Venere generò sulle onde del frigio Simoenta?»(Virgilio, Eneide, I, 617-618); sono le prime parole di Didone dopo che Enea si è presentato. – ἐρράφθαι: infinito perfetto passivo di ῥάπτω, «cucio».
245 – ὅτι γάμους ἐψεύσατο: un’eco, probabilmente voluta da Euripide, del v. 31: Penteo dice chiaramente che accetta la spiegazione naturale fornita dalla madre Agave per la nascita del figlio di Semele; e il pubblico arguisce che egli sarà punito per questo non meno della madre.
251 – πάτερ: in questo caso denota rispetto, non parentela. Penteo è affezionato al nonno (vv. 1318 sqq.) e riversa la responsabilità della sua condotta sul sacerdote.
252 – εἰσορῶν: participio predicativo di ἀναίνομαι del verso precedente.
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