venerdì 13 dicembre 2024

Seneca, Epistulae, 40

 Riprendo con il florilegio dalle Epistulae di Seneca.

Gli amori di Ulisse e Calipso, dipinto di Jan Brueghel il Vecchio, Londra, Johnny van Haeften Gallery

2. Itaque oratio illa apud Homerum concitata et sine intermissione in morem nivis superveniens oratori data est, lenis et melle dulcior seni profluit.

«2. E così in Omero quello stile concitato e che sopraggiunge senza discontinuità al modo della neve è stato attribuito all’oratore1, quello lieve e più dolce del miele fluisce per l’anziano».

4. quae veritati operam dat oratio incomposita esse debet et simplex.

«4. Lo stile che è al servizio della verità deve essere disadorno e semplice».

 1 In particolare Omero attribuisce questo stile a Ulisse in Iliade, III, vv. 205-224. Antenore, rivolgendosi a Elena, ricorda che una volta Odisseo era stato a Troia con Menelao per un’ambasceria e che quando stavano in piedi Menelao era molto più imponente e Ulisse sembrava uno sciocco o un folle, ἀλλ’ ὅτε δὴ ὄπα τε μεγάλην ἐκ στήθεος εἵη / καὶ ἔπεα νιφάδεσσιν ἐοικότα χειμερίηισιν, / οὐκ ἂν ἔπειτ’ Ὀδυσῆΐ γ’ ἐρίσσειε βροτὸς ἄλλος. / οὐ τότε γ’ ὧδ’ Ὀδυσῆος ἀγασσάμεθ’ εἶδος ἰδόντες, «ma quando grande voce fuori da petto mandava / e parole simili a fiocchi di neve d’inverno, / allora non un altro mortale sarebbe entrato in contesa con Odisseo. / Allora non guardavamo ammirati l’aspetto di Odisseo!» (vv. 219-224).
  Grazie alla sua capacità di parlare Ulisse è considerato il prototipo del seduttore intellettuale da ovidio, Ars amatoria, 119-124: Iam molire animum, qui duret, et adstrue formae: / Solus ad extremos permanet ille rogos. / Nec levis ingenuas pectus coluisse per artes / Cura sit et linguas edidicisse duas. / Non formosus erat, sed erat facundus Ulixes, / Et tamen aequoreas torsit amore deas«Rinforza da subito lo spirito, che durerà, e aggiungilo all’aspetto: / quello solo rimane fino ai roghi finali. / E non sia superficiale la preoccupazione di coltivare la mente / attraverso le arti liberali e di imparare le due lingue. / Non era bello Ulisse, ma era bravo a parlare, / e tuttavia fece torcere d’amore le dèe del mare».


Cfr anche Schopenhauer (Parerga e paralipomena II, cap. 23, Sul mestiere dello scrittore, 283):


La maschera più resistente è quella della incomprensibilità [...] e ha raggiunto finalmente il suo vertice con Hegel: e sempre con esito fortunatissimo. Eppure non vi è nulla di più facile che scrivere in modo che nessuno possa capire; come, invece, nulla è più difficile che esprimere pensieri significativi in modo che ognuno debba comprenderli. [L’astrusità è parente dell’assurdità, e ogni volta è infinitamente più probabile che essa celi una mistificazione piuttosto che una qualche intuizione profonda]. La reale presenza dello spirito rende tutti i suddetti artifici superflui [...]

Scribendi recte sapere est et principium et fons


La semplicità è sempre stata un indice non soltanto di verità, ma altresì di genialità. Lo stile riceve bellezza dal pensiero[...] Perciò la prima regola, e forse l’unica, del buono stile, è che si abbia qualcosa da dire [...] Una caratteristica di costoro è anche che, se possibile, evitano tutte le espressioni decise, onde, poter, eventualmente, tirare la testa fuori da laccio: per ciò scelgono in tutti i casi l’espressione più astratta [...] una costante paura per tutte le espresssioni definite […] Nel discorso di un uomo d’ingegno troviamo in ogni parola, come in ogni pennellata, un’intenzione specifica; dove manca l’ingegno, tutto è approntato in modo meccanico. * [...] la testa superiore crea ogni frase appositamente per il caso specifico. Se è vero che bisogna possibilmente pensare come uno spirito grande, bisogna invece parlare la stessa lingua che parlano gli altri […] Colui che scrive in modo affettato somiglia a colui che si mette in ghingheri per non essere scambiato e confuso col volgo; è questo un pericolo che il gentlemen non corre mai [...] così lo stile prezioso rivela la testa volgare. Nondimeno è sbagliato voler scrivere proprio come si parla. Piuttosto, ogni stile di scrittura deve rivelare una certa affinità con lo stile lapidario, che è infatti l’antenato di tutti gli stili […] L’oscurità, la mancanza di chiarezza nell’espressione è sempre e dovunque un sintomo assai brutto. Poiché in novantanove casi su cento essa deriva dalla mancanza di chiarezza nel pensiero[...] Quando in una testa sorge un pensiero giusto, cerca subito la chiarezza e la raggiungerà ben presto […] Se uno ha da comunicare una cosa giusta, si sforzerà di parlare in modo non chiaro oppure in modo chiaro? […] Ogni parola superflua agisce proprio in modo contrario al suo scopo [...] Bisogna fare risparmiare al lettore tempo, sforzo e pazienza [...] Qui trova la sua giusta applicazione il detto di Esiodo πλέον ἥμισυ παντὸς. In generale non occorre dire tutto [...] La verità quando è nuda è più bella, e l’impressione che essa fa è tanto più profonda quanto più semplice ne è l’espressione [...] bisogna evitare ogni ornamento retorico non necessario [...] bisogna industriasi per uno stile casto [...] non bisogna mai sacrificare la chiarezza, e tanto meno la grammatica, alla concisione […] L’introduzione della misera grammatica [...] e non, come opinano certi gretti puristi, l’introduzione di singole parole straniere. queste vengono assimilate e arricchiscono la lingua […] I segni di interpunzione tipografici vengono trattati, infatti, come se fossero d’oro […] Non bisogna dunque contrarre parole e forme linguistiche, bensì ingrandire i pensieri: come un convalescente potrà riempire di nuovo i suoi vestiti non facendoli restringere bensì riacquistando la sua prestanza».


Come amava ripetere Schopenhauer, ἁπλοῦς ὁ μῦθος τῆς ἀληθείας ἔφυ.


Si tratta di un verso (469) delle Fenicie di Euripide: «il discorso della verità è semplice per natura»; i versi che seguono (470-472) recitano così: κοὐ ποικίλων δεῖ τἄνδιχ’ ἑρμηνευμάτων· / ἔχει γὰρ αὐτὰ καιρόν· ὁ δ’ ἄδικος λόγος / νοσῶν ἐν αὑτῷ φαρμάκων δεῖται σοφῶν, «e ciò che è giusto non ha bisogno di intricate interpretazioni: / ha in sé ciò che è opportuno; il discorso ingiusto invece / avendo il vizio dentro di sé ha bisogno di espedienti sofisticati». Seneca li cita (Epistulae, 49, 12): ut ait ille tragicus, “veritatis simplex oratio est”, ideoque illam implicari non oportet; nec enim quicquam minus convenit quam subdola ista calliditas animis magna conantibus, «come dice quel famoso tragico, “il discorso della verità è semplice”, e quindi non è il caso di complicarlo; e infatti non c’è alcuna cosa che convenga meno di questa furbizia subdola agli animi che si preparano a grandi imprese». Del resto etiam sine ratione ipsa veritas lucet, «anche senza spiegazioni la verità da sola splende» (Seneca, Epistulae, 94, 43).

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