mercoledì 2 ottobre 2024

Euripide, Baccanti – primo episodio: vv. 204-225 – testo, traduzione e un po’ di commento

 

Κα.

ἐρεῖ τις ὡς τὸ γῆρας οὐκ αἰσχύνομαι,

μέλλων χορεύειν κρᾶτα κισσώσας ἐμόν;                        205

Ca.

Qualcuno dirà che non onoro la vecchiaia,

accingendomi a danzare con il mio capo coronato dedera?

Τε.

οὐ γὰρ διῄρηχ' ὁ θεὸς οὔτε τὸν νέον

εἰ χρὴ χορεύειν οὔτε τὸν γεραίτερον,

ἀλλ' ἐξ ἁπάντων βούλεται τιμὰς ἔχειν

κοινάς, διαριθμῶν δ' οὐδέν' αὔξεσθαι θέλει.

Ti.

Il dio infatti non ha distinto né il giovane,

se deve danzare, né quello più vecchio,

ma da tutti vuole avere onori

comuni, e vuole essere celebrato senza fare alcun conto.

Κα.

ἐπεὶ σὺ φέγγος, Τειρεσία, τόδ' οὐχ ὁρᾷς,                        210

ἐγὼ προφήτης σοι λόγων γενήσομαι.

Ca.

Siccome tu, Tiresia, non vedi questa luce,

io diventerò per te proclamatore di notizie.

Πενθεὺς πρὸς οἴκους ὅδε διὰ σπουδῆς περᾷ,

Ἐχίονος παῖς, ᾧ κράτος δίδωμι γῆς.

ὡς ἐπτόηται· τί ποτ' ἐρεῖ νεώτερον;

Ecco Penteo che si dirige di fretta verso il palazzo,

il figlio di Echione, a cui ho dato il potere sulla regione.

Come è atterrito! cosa mai dirà di di nuovo?

ΠΕΝΘΕΥΣ

ἔκδημος ὢν μὲν τῆσδ' ἐτύγχανον χθονός,                         215

κλύω δὲ νεοχμὰ τήνδ' ἀνὰ πτόλιν κακά,

γυναῖκας ἡμῖν δώματ' ἐκλελοιπέναι

πλασταῖσι βακχείαισιν, ἐν δὲ δασκίοις

ὄρεσι θοάζειν, τὸν νεωστὶ δαίμονα

Διόνυσον, ὅστις ἔστι, τιμώσας χοροῖς,                              220

PENTEO

Mi trovavo ad essere fuori da questa terra,

e sento di nuovi mali che incombono su questa città,

che le donne ci hanno abbandonato le case1

per baccanali simulati, e che si precipitano

su monti ombrosi, onorando con danze

la divinità recente, Dioniso, chiunque sia,

πλήρεις δὲ θιάσοις ἐν μέσοισιν ἱστάναι

κρατῆρας, ἄλλην δ' ἄλλοσ' εἰς ἐρημίαν

πτώσσουσαν εὐναῖς ἀρσένων ὑπηρετεῖν,

πρόφασιν μὲν ὡς δὴ μαινάδας θυοσκόους,

τὴν δ' Ἀφροδίτην πρόσθ' ἄγειν τοῦ Βακχίου.                225

che pieni stanno in mezzo ai tiasi

i crateri, e che una qua una andando a nascondersi

in un luogo appartato prestano servizio ai letti dei maschi,

con il pretesto che sono menadi addette ai sacrifici,

solo che mettono Afrodite davanti a Bacco.


 1 Un’idea della condizione della donna ad Atene (e di come Penteo possa rappresentare il maschio comune) emerge dai vv. 230-251 della Medea, in cui la protagonista, rivolgendosi alle donne di Corinto, così si esprime: πάντων δὅσἔστἔμψυχα καὶ γνώμην ἔχει / γυναῖκές ἐσμεν ἀθλιώτατον φυτόν· / ἃς πρῶτα μὲν δεῖ χρημάτων ὑπερβολῇ / πόσιν πρίασθαι δεσπότην τε σώματος / λαβεῖν· κακοῦ γὰρ τοῦτἔτἄλγιον κακόν. / κἀν τῷδἀγὼν μέγιστος, ἢ κακὸν λαβεῖν / ἢ χρηστόν· οὐ γὰρ εὐκλεεῖς ἀπαλλαγαὶ / γυναιξὶν οὐδοἷόν τἀνήνασθαι πόσιν. / ἐς καινὰ δἤθη καὶ νόμους ἀφιγμένην / δεῖ μάντιν εἶναι, μὴ μαθοῦσαν οἴκοθεν, / οἵῳ μάλιστα χρήσεται ξυνευνέτῃ. / κἂν μὲν τάδἡμῖν ἐκπονουμέναισιν εὖ / πόσις ξυνοικῇ μὴ βίᾳ φέρων ζυγόν, / ζηλωτὸς αἰών· εἰ δὲ μή, θανεῖν χρεών. / ἀνὴρ δ', ὅταν τοῖς ἔνδον ἄχθηται ξυνών, / ἔξω μολὼν ἔπαυσε καρδίαν ἄσης /[ἢ πρὸς φίλον τινἢ πρὸς ἥλικα τραπείς]· / ἡμῖν δἀνάγκη πρὸς μίαν ψυχὴν βλέπειν. / λέγουσι δἡμᾶς ὡς ἀκίνδυνον βίον / ζῶμεν κατοἴκους, οἱ δὲ μάρνανται δορί, / κακῶς φρονοῦντες· ὡς τρὶς ἂν παρἀσπίδα / στῆναι θέλοιμἂν μᾶλλον ἢ τεκεῖν ἅπαξ, «Tra tutte le cose quante sono animate e hanno senno / noi donne siamo la creatura più misera: / per prima cosa con una quantità esagerata di denaro dobbiamo / comprarci uno sposo e prenderlo come padrone / del corpo; e questo è un male ancora più doloroso del male. / E in questo (consiste) la gara più grande, prenderlo cattivo / o buono. Non procurano buona reputazione le separazioni / alle donne, e non è possibile ripudiare un marito. / Poi giunta in nuovi costumi e leggi / bisogna che sia unindovina, se non lo ha appreso da casa, /(per sapere) di chi si avvarrà soprattutto come marito. / E se con noi che ci sforziamo in questo con successo / il marito convive sopportando il giogo non per forza, / allora la vita è invidiabile; se no, bisogna morire. / Un uomo, invece, qualora fosse oppresso dalla convivenza con quelli di casa, / andato fuori fa cessare la noia dal cuore, /[volgendosi ad un amico o a dei coetanei]; / per noi invece è necessario puntare su una sola persona. / Dicono di noi che viviamo una vita / priva di pericoli in casa, mentre loro combattono con la lancia; / pensando male (però): giacché tre volte di fianco allo scudo / preferirei stare piuttosto che partorire una sola volta».

Nessun commento:

Posta un commento

Post in evidenza

DIONISO E AFRODITE: Euripide, Baccanti – testo traduzione e commento – Maturità 2025 – 1° episodio: vv. 298-301 (aggiornamento)

  μάντις δ '  ὁ δαίμων ὅδε· τὸ γὰρ βακχεύσιμον καὶ τὸ μανιῶδες μαντικὴν πολλὴν ἔχει· ὅταν γὰρ ὁ θεὸς ἐς τὸ σῶμ '  ἔλθῃ πολύς,       ...