A questo punto viene organizzato un grande banchetto per accogliere gli ospiti e Enea manda a chiamare gli altri e soprattutto il figlio Ascanio.
v. 646
omnis in Ascanio cari stat cura parentis
«L’attenzione del caro padre è tutta su Ascani».
A questo punto Venere, temendo che l’ospitalità dei Cartaginesi, devoti di Giunone, non sia sincera, e le insidie della dea stessa, ordisce la sua trama per assicurare ad Enea un piacevole e riposante soggiorno.
657-60
At Cytherea novas artes, nova pectore versat
Consilia, ut faciem mutatus et ora Cupido
pro dulci Ascanio veniat, donisque furentem
incendat reginam, atque ossibus implicet ignem
«Ma la Citerea rivolge nel petto nuove arti, nuovi / progetti, affinché mutato nell’aspetto e nel volto Cupido / vada al posto del dolce Ascanio, e con doni la folle regina / infiammi, e appicchi il fuoco alle ossa».
Rimane tuttavia la preoccupazione che Giunone non stia con le mani in mano, data la favorevole occasione (ricordiamo che Cartagine è devota alla regina degli dèi, che dunque si trova su un terreno favorevole).
672-674
haud tanto cessabit cardine rerum.
Quocirca capere ante dolis et cingere flamma
reginam meditor
«Non starà ferma in una congiuntura così critica. / Perciò catturare prima con inganni e cingere di fiamma / la regina medito».
Quindi si rivolge al figlio, Cupido, illustrandogli il compito che dovrà svolgere, cioè far innamorare Didone. Dalle parole che usa emerge un’idea estremamente negativa dell’amore.
683-689
“Tu faciem illius noctem non amplius unam
falle dolo, et notos pueri puer indue voltus
ut, cum te gremio accipiet laetissima Dido
regalis inter mensas laticemque Lyaeum,
cum dabit amplexus atque oscula dulcia figet,
occultum inspires ignem fallasque veneno.”
Paret Amor dictis carae genetricis.
«“Tu per non più di una notte simula con l’inganno / l’ aspetto di quello, e tu fanciullo indossa le note sembianze del fanciullo / affinché, quando Didone ti accoglierà piena di gioia in grembo / tra le mense regali e il liquore Lieo, / quando offrirà abbracci e inchioderà dolci baci, / infoda un fuoco nascosto e la inganni col veleno.” / Ubbidisce Amore alle parole dell’amata genitrice».
A questo punto comincia il banchetto e tutti, contenti, ammirano i doni dei Troiani e vezzeggiano il bambino. Didone invece comincia a scivolare in un precipizio da cui non potrà risalire.
vv. 712-714
Praecipue infelix, pesti devota futurae,
expleri mentem nequit ardescitque tuendo
Phoenissa
«Particolarmente infelice, consacrata alla peste imminente, / non può saziare la mente e brucia guardando / la Fenicia.»
Il banchetto comunque prosegue e Didone lo protrae chiedendo ad Enea di raccontare le sue avventure.
748-49
Nec non et vario noctem sermone trahebat
infelix Dido, longumque bibebat amorem
«E così pure protraeva con vari discorsi la notte / l’infelice Didone, e beveva il lungo amore».
Il canto si conclude con la richiesta ad enea di raccontare tutto dal principio; tale racconto occupa i canti II e III, che corrispondono ai cosiddetti “apologhi” dell’Odissea.
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